Traffico senza più regole le idee ferme nel cassetto

VENEZIA. Il controllo del traffico acqueo si può fare anche senza Gps. Utilizzando il sistema Argos e le telecamere, i controlli fissi e le forze dell’ordine. Il problema è che forse nessuno vuole farlo davvero. Sono tante le proposte e le idee per mettere ordine in un traffico sempre più caotico che giacciono da anni nei cassetti degli uffici comunali. Intanto le barche aumentano, come le velocità dei mezzi, i controlli si diradano. E la città più fragile del mondo è sotto assedio di moto ondoso, erosione, inquinamento. Il sindaco Brugnaro ha convocato per il 25 febbraio a Ca’ Corner, sede della Città metropolitana, una grande conferenza sul traffico. Invitando categorie, operatori, enti, uffici. Sarà forse il primo passo per dare il via all’atteso Piano del traffico acqueo, che dovrà disciplinare transiti, orari e misure. Ma i problemi irrisolti sono tanti.
Gli accessi. Negli ultimi anni, con l’aumento del turismo, taxi e barconi entrano praticamente dappertutto. Anche nei rii dove non dovrebbero o dove il transito era riservato alle barche tradizionali. Come impedire tutto ciò? Da anni giace all’Ufficio Mobilità un progetto per i «varchi elettronici». Una sorta di Telepass che segnala quando una barca non autorizzata entra nella zona a traffico limitato. Spesa minima, effetto immediato.
Le velocità. Una babele di limiti, diversificati per categoria, impedisce un reale controllo del rispetto delle velocità. In Canal Grande i vaporetti possono andare a 11, i taxi a 7, i barconi merci e i privati a 5. Nei canali esterni si può andare fino a 11, in Bacino a 20, in altri canali di grande navigazione a 14. Limiti in alcuni casi assurdi, che fanno solo confusione. Senza contare che un taxi fa più onde a 14 che a 20, che è quasi impossibile misurare la velocità in chilometri senza strumenti di bordo. Una proposta è quella di rendere tutti uguali i limiti in Canal Grande: 8-10 per tutti con divieto di sorpasso. Chi supera viene subito indentificato.

Ordinanze. Sono troppe, gli stessi operatori e le forze dell’ordine non le conoscono tutte. Alcune si contraddicono, altre vietano i passaggi solo in certe ore. Occorre una normativa unica a cui far riferimento.
Rialto. Qualcosa si è fatto solo dopo l’incidente mortale del 2013 con il turista schiacciato nella gondola dal vaporetto in retromarcia. Una fatalità che ha provocato l’inchiesta della Procura. Un rapporto dettagliato è stato inviato al pm Terzo dalla nuova amministrazione. Ma a detta degli operatori i provvedimenti di divieto hanno solo in minima parte alleggerito l’area di Rialto. Aumentando il traffico pesante nei rii limitrofi e in rio Nuovo e rio di Noale.
Inquinamento. L’aumento del numero dei mezzi circolanti produce inquinamento. In terraferma ci sono i bollini blu e le revisioni, in laguna sono consentiti i motori a due tempi che vanno a miscela, molto inquinanti. Anche qui il progetto di motori puliti, elettrici e ibridi è ancora nel cassetto.
Rii minori. Svanito il divieto per le barche in ferro, si moltiplicano le deroghe per i barconi. La proposta è quella di dedicare alcuni canali al passaggio delle barche grandi, aprendo alle barche tradizionali tutto il resto. Abolendo i sensi unici – che non servono a nulla ma aumentano percorrenze quindi onde e inquinamento – e i vecchi rii blu.
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