Traffico di rifiuti, in dieci alla sbarra
Oriago. Soci e gestori a giudizio per lo smaltimento illecito alla Tra.Sca.De

Un carabiniere dell’operazione «Cagliostro» tra i rifiuti
VENEZIA.
Tutti rinviati a giudizio. Si è conclusa così, ieri mattina in Tribunale a Venezia, l'udienza preliminare che ha portato alla sbarra dieci persone rimaste coinvolte nell'«Operazione Cagliostro» e accusate di un traffico illecito di rifiuti che, partendo da mezza Italia, aveva come destinazione finale una ditta di Oriago di Mira, la Tra.Sca.De srl.
Il giudice per le indagini preliminari Michele Medici ha accolto la richiesta formulata dal sostituto procuratore Stefano Buccini che aveva coordinato la complessa indagine dei carabinieri del Nucelo operativo ecologico di Treviso. Davanti ai giudice del Tribunale, il prossimo 16 novembre, compariarnno dunque Adriano Bergamo, 53 anni, di Tessera, socio e gestore della Tra.Sca.De di Oriago, Savino Basta, 37 anni, di Verona, Angelo Bianchi, 71 anni, di Pavia, Maurizio Centenara, 53 anni, di Vigevano, Giorgio Messidoro, 52 anni, di Torino, Marco Morganti, 58 anni, di Prato, Alessandro Patuzzo, 51 anni, di Mantova, Umbertino Sitta, 64 anni, di Trecenta (Rovigo), Roberto Sterchele, 49 anni, di Torino e Giuseppe Tognari, 68 anni, di Massa. A dare il via all'inchiesta, condotta dai militari di Treviso, fu una segnalazione del Corpo di polizia provinciale di Verona. Un'inchiesta che ben presto si allargò a macchia di leopardo. La tranche che arrivò in Tribunale a Venezia, in particolare, ruotava intorno attorno all'attività della ditta Eco Arena, accusata di aver effettuato una serie di illecite operazioni di «ripulitura» dei rifiuti attraverso analisi - per così dire - compiacenti. Grazie a esse i veleni venivano riclassificati come rifiuti non pericolosi e smaltiti o recuperati in impianti non idonei e comunque non autorizzati, abbattendo così i costi che sarebbero invece stati necessari per lo smaltimento previsto dalla legge. I rifiuti, destinati all'impianto di Oriago di Mira (ma anche ad altre ditte, tra cui la Pellizzari Bruno spa di Montebello Vicentino), arrivavano da bonifiche di zone industriali, scavi per lavori autostradali ed edili in Toscana e Lombardia ma non solo. In parte erano anche residui di produzione di un'acciaieria in provincia di Udine. Insomma, di tutto un po'. Coloro che commissionavano le operazioni di smaltimento non sono stati coinvolti nell'inchiesta, in quanto erano convinti che lo smaltimento fosse regolare. La prima udienza del processo, come si diceva, è stata fissata per il 16 novembre.
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