Traffico di cocaina con la Colombia: arresti nella mafia del Brenta

La polizia sta fermando in queste ore una decina di italiani specializzati nell’ingrosso di droga, nelle rapine e negli assalti agli sportelli bancomat
FERRO - OPERAZIONE MASTERCHEF IN QUESTURA.
FERRO - OPERAZIONE MASTERCHEF IN QUESTURA.

MESTRE. La polizia di Stato ha eseguito nove arresti nei confronti di una decina di italiani dediti ad un ingente traffico internazionale di cocaina con importanti contatti in colombia. Alcuni degli arrestati sono esponenti di spicco dell'ex mafia del Brenta, dediti non solo allo spaccio di droga, ma anche alla pianificazione di assalti agli sportelli bancomat e reati contro il patrimonio in genere. Il capo è risultato un giostraio di etnia sinti - evidenziando una novità criminale per questa etnia che si era sempre rifiutata di avere a che fare con la droga - quale fornitore di cocaina. L'operazione, frutto di mesi di indagine, è coordinata dal sostituto procuratore Benedetto Roberti che ha chiesto e ottenuto dal giudice per le indagini preliminari Cristina Cavaggion le misure di custodia cautelare. La squadra mobile di Padova, coordinata dal servizio centrale operativo e dalla direzione centrale servizi antidroga, sta operando con la collaborazione delle squadre mobili di Venezia, Rovigo e del commissariato di Mestre che stanno procedendo alle catture e alle perquisizioni con l'ausilio del reparto prevenzione crimine di Padova.

Le indagini che hanno portato la squadra mobile di Padova ad eseguire questa mattina nove arresti (tra cui anche componenti della ex Mala del Brenta) sono partite più di un anno fa, da un cuoco di un hotel di Abano Terme (Padova) che aveva creato un canale di approvvigionamento della cocaina dalla Colombia. Arrestato questo, a seguito di altre indagini, la banda che spacciava cocaina in molte piazze venete si era subito riorganizzata grazie ad un giostraio sinti. Particolarmente difficili le indagini visto che il gruppo non utilizzava telefoni cellulari e per impedire intercettazioni ambientali utilizzava apparecchi che disturbano e mettono fuori uso «cimici» e altri strumenti utilizzati per le intercettazioni. In manette sono finiti Antonio Maniero, 59 anni, Giuliano De Checchi, 54, Stefano Lodovici, 41, Vincenzo Pellegrino, 34, tutti di Camponogara (Venezia), Paolo Gianolli, 63 di Venezia, Luca Marcato, 43, di Legnaro (Padova), Alessandro Prevedello, 38, di Santa Maria di Sala (Venezia), Nicola Zampieri, 47, di Saonara (Padova), e Antonio Bastianello, 57, di Brugine (Padova). Ad eccezione di Maniero, De Checchi e Marcato (a capo dell'organizzazione), tutti gli altri arrestati avevano attività di copertura. Alcuni di loro erano barbieri di paese, altri artigiani, altri ancora commercianti.

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