Traffico di clandestini, prese due bande

Aeroporti di Venezia e Treviso usati come ponte sul Regno Unito per albanesi e kosovari. 18 ordinanze di custodia cautelare
Di Carlo Mion
Agenzia Candussi, giornalista Mion. Conferenza stampa Polizia di Frontiera presso Aeroporto Marco Polo
Agenzia Candussi, giornalista Mion. Conferenza stampa Polizia di Frontiera presso Aeroporto Marco Polo

Il Veneto come hub di smistamento per far arrivare in Inghilterra albanesi clandestini. Gli aeroporti di Venezia, Treviso e Verona le porte d’ingresso al Regno Unito, del flusso di migranti albanesi e kosovari controllato da due gruppi albanesi legati tra loro da vincoli di famiglia. Come basi operative il Coneglianese, il Veneziano e la zona di Villafranca Veronese. I migranti una volta entrati in area Schengen attraverso i nostri aeroporti venivano portati in Gran Bretagna lungo diversi percorsi che riguardavano: Austria, Francia, Germania, Irlanda, Polonia, Portogallo e Spagna. A smantellare le due organizzazioni criminali, dopo due anni di indagini, la polizia di frontiera del Veneto che ha indagato 90 persone e ottenuto 18 ordinanze di custodia cautelare, otto delle quali eseguite ieri. Gli uomini del dirigente Riccardo Tumminia hanno lavorato, coordinati dalla Procura Antimafia di Venezia, con i colleghi di Verona e della Questura di Treviso.

I due gruppi criminali avevano a disposizione una rete di basi logistiche tra Treviso, Venezia, Verona, Londra e la città di Burrel, che si trova nel nord dell’Albania. I trafficanti utilizzavano carte di identità rubate in bianco negli uffici comunali di Veneto, Molise, Lazio e Piemonte, oppure fornite da giovanissimi ragazzi italiani in cambio di due o trecento euro. In certi casi anche di droga. Non sempre i giovani cedevano la propria carta d’identità, spesso è capitato che i ragazzi e le ragazze rubavano le carte d’identità in discoteca ad altri coetanei. Il documento rubato, una volta clonato con l’identità del migrante da far arrivare in Inghilterra veniva consegnato al clandestino. A quel punto per introdurre il clandestino in area Schengen veniva utilizzato il cosiddetto “swapping”. Al migrante veniva fornita una carta d’imbarco abbinata al suo passaporto regolare per un volo di rientro in Albania. Una seconda carta d’imbarco abbinata al documento falso consentiva al migrante di salire su un volo con destinazione la Gran Bretagna. Una volta oltrepassati i controlli grazie al biglietto per l’Albania, il clandestino nascondeva il documento originale e iniziava a muoversi con quello falso. Non si dirigeva al gate del volo per l’Albania ma attendeva quello per l’Inghilterra. Questa tecnica era usata soprattutto quando i migranti partivano dai nostri aeroporti.

Ma sono state usate anche altre tecniche come quella di organizzare delle finte comitive di supporter di calcio, come in occasione dell’incontro di Champions League Manchester City - Roma, del 30 settembre 2014, con i clandestini, all’Aeroporto di Nizza, camuffati con sciarpe e magliette della squadra italiana.

Le due organizzazioni albanesi potevano contare sull’appoggio di italiani che fornivano la logistica: documenti, abitazioni, finte assunzioni lavorative e spostamenti in pullman.

«Il nostro è un impegno al contrasto dell’immigrazione clandestina - ha detto il procuratore aggiunto Adelchi D'Ippolito -. Non si vuole contrastare l’immigrazione, ma solo quella clandestina che in Italia è un reato e va contrastata». D'Ippolito ha preso in carico i due filoni di indagini, quello riguardante l’area di Verona e quello della zona di Treviso e Venezia. Il reato più grave contestato è l’associazione a delinquere finalizzata al traffico di esseri umani.

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