Traffico acqueo: «I kayak in Canal Grande? Come una bici in tangenziale»

I legali del Comune depositano la memoria al Tar contro il ricorso dei canoisti. Polemica sul divieto di circolazione delle canoe: «Non siamo noi il pericolo»

VENEZIA. I canali del centro storico come la tangenziale. Non sono stavolta i comitati dei cittadini a dirlo. Ma gli avvocati del Comune, che hanno depositato al Tar la memoria in difesa dell’ordinanza che vieta il passaggio in Canal Grande e nei rii di kayak e canoe.

«Non si tratta di un divieto come per le biciclette nel centro storico», scrivono i legali Iannotta, Ballarin, Ongaro e Trento, «ma di un divieto di circolazione in bicicletta in tangenziale». Alla base della memoria sta dunque il concetto che i canali veneziani sono ormai una sorta di «autostrada».

Dove la precedenza deve essere data ai mezzi a motore. Non soltanto i vaporetti del servizio pubblico e le merci. Ma anche il «servizio pubblico non di linea», cioè il trasporto dei turisti. Kayak e barche a remi dovranno adeguarsi. «La circolazione delle imbarcazioni a remi», si legge nel testo, «potrà essere limitata a tutela della salute dei soggetti che la conducono e della sicurezza della navigazione».

Una tesi assurda, secondo i legali delle associazioni di kayak, che hanno visto bloccata la loro attività. «I nostri clienti», dicono, «rispettano il codice e non sono responsabili di infrazioni o incidenti». Eppure proprio agli incidenti e alla sicurezza si ispira la nuova ordinanza. Che proibisce il passaggio alle piccole imbarcazioni, mentre non limita affatto il numero dei natanti circolanti.

Eppure alla base dl provvedimento, sollecitato dalla giunta e firmato dall’Ufficio Mobilità di Ca’ Farsetti, il Comune pone «imprescindibili ragioni di sicurezza». «La regolamentazione della navigazione», scrivono i legali, «è volta a tutelare non solo la salvaguardia ambientale e l’unicità dell’ecosistema lagunare, ma in via prioritaria la sicurezza pubblica».

La tesi del Comune, depositata al Tar, è quella che sia «impellente la necessità deil contenimento e della disciplina del traffico acqueo». Così nell’ordinanza 433 è stato introdotto all’articolo 2, punto 4, il «divieto di navigazione dei natanti denonimati jole, pattini, pedalò, canoe, kayak, tavole a remi e ogni altra tipologìa a queste assimilabile». Divieto valido «in Canal Grande, nei rii del sestiere di San Marco e negli altri rii e canali dove sono attivi servizi di trasporto pubblico e linee di navigazione autorizzati dal Comune».

In altri rii “minori” la navigazione è concessa solo dopo le 17. Tesi discutibile, secondo gli appassionati. Anche perché nel provvedimento vengono impropriamente assimilati kayak, canoe e jole, imbarcazioni utilizzate anche per le gare di canottaggio, con le tavole da spiaggia. Queste sì incompatibili con la navigazione. La tesi, insistono le associazioni, è quella che chi dà fastidio al traffico turistico si deve fare da parte.

Erano state anche le proteste delle cooperative di motoscafi, oltre a qualche segnalazione di piloti e trasportatori, a convincere il Comune a varare il divieto. Che come quello per le barche private (fino a mezzogiorno non possono passare sotto il ponte di Rialto e della Ferrovia) certo non risolve il caos del traffico acqueo e non incide sul rischio di incidenti. —


 

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