Tra Pd e sindaco finisce a querele
CHIOGGIA. Le offese del Pd al sindaco finiranno in Tribunale. Il sindaco Giuseppe Casson non ha ancora presentato querela, ma, dato che il Pd ieri ha specificato di non aver alcuna intenzione di porgere le pubbliche scuse che il sindaco ha chiesto, la vicenda finirà di certo in un’aula di giustizia. Intanto i Democratici incalzano tornando a chiedere a Casson di rispondere sui “rallentamenti” di alcuni piani urbanistici.
È passata una settimana dalla cacciata degli assessori Pd e il clima sta diventando sempre più torrido. Che i democratici avrebbero aperto il fuoco contro il sindaco era scontato, ma nessuno avrebbe pensato che si sarebbero profilate anche denunce. Il sindaco giovedì ha chiesto di avere pubbliche scuse per il post pubblicato sul sito del Pd in cui si accennava ad una doppia morale del sindaco, ad un lato oscuro e perfido che tiene rapporti con la “città di mezzo” dei soliti noti, riservandosi in caso contrario di agire per via legale. «Non dobbiamo chiedere scusa a nessuno», ribatte il segretario del Pd, Christian Boscolo Papo, «perché non abbiamo offeso nessuno e non abbiamo toccato l'onorabilità di Casson. Noi facciamo politica in modo serio e leale. Piuttosto che menare il can per l'aia con polemiche sterili e strumentali, Casson ci dica dove lo abbiamo condizionato e risponda a cinque domande che il Pd gli pone da tempo e che non ricevono risposte, se non un silenzio imbarazzato». Le domande sono sempre le stesse: perché il Piano di assetto del territorio (Pat) è ancora fermo; perché i piani particolareggiati sono bloccati; perché non è partita la Ztl; perché lo spostamento del mercato ittico non è stato realizzato; perché il cronoprogramma di agosto non è stato rispettato. Sull’urbanistica si sono consumati gli scontri più duri tra il sindaco e il Pd. I democratici dal primo giorno non hanno digerito che il sindaco avesse riconfermato al suo posto il dirigente Mohammad Talieh Noori (già dirigente con Romano Tiozzo) e avrebbero gradito che il nome fosse concordato col partito in segno di “discontinuità”. Viene da chiedersi però se la discontinuità rispetto alla giunta precedente possa dipendere da un tecnico quando si sceglie un matrimonio con chi, politicamente, è stato esponente di quella maggioranza. Il Pd ha scelto come candidato un consigliere della maggioranza di Romano Tiozzo che ha portato con sé in giunta due assessori (Riccardo Rossi e Massimiliano Tiozzo) della giunta precedente. I presupposti per un rapporto difficile c’erano tutti fin dall’inizio. «Che il laboratorio Pd-Udc avrebbe fallito lo sapevano tutti», sostengono i consiglieri della Lega Marco Dolfin e del M5S Gilberto Boscolo, «il loro slogan “l’idea che funziona” non ha mai funzionato. Si sono messe insieme due cose tra loro incompatibili e dal primo giorno ci sono stati scontri durissimi. Ora che la coppia è scoppiata si vada al voto subito».
Elisabetta Boscolo Anzoletti
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