Tra braccia enormi, sfere, uomini nelle nuvole e grandi volti enigmatici. La Biennale invade la città

VENEZIA. Bricole in fiore, mani giganti, ghiacciai che si sciolgono nei canali, memorie sonore e una protesta di attivisti che gireranno su una chiatta per i canali. Con la 58ª Biennale d’Arte sboccia una Venezia di colori e sorprese che trasforma campi, calli, giardini e il Canal Grande in una nuova città. Bisognerà aspettare l’8 maggio, primo giorno ufficiale della vernice dell’esposizione, per vedere ultimate tutte le opere all’aperto che rimarranno installate fino al 24 novembre.

Tuttavia, già in questi giorni qualcosa sta cambiando: per esempio lungo il Canal Grande. Poco più avanti di Punta della Dogana, nella terrazza dell’Hotel Centurion, un’opera di Bruno Catalano urla al futuro attraverso L’uomo con la valigia il cui corpo si intravede tra i rilessi di acqua e di luce. È la raffigurazione di un’umanità divorata in parte dai grandi drammi dell’esistenza, ma che comunque non perde la speranza e corre verso il futuro.

A nessuno sarà sfuggito l’uomo d’oro che spicca tra il verde del rigoglioso Giardino di Palazzo Balbi Venier. È la scultura, alta nove metri, intitolata L’uomo che misura le nuvole di Jan Fabre. Costruita per Venezia, l’opera richiama il tentativo dell’artista di cogliere l’impossibile, ma è anche un omaggio alla grandezza dell’immaginazione umana.
Proseguendo sul Canal Grande già ora si può avere un assaggio di quanto apparirà mercoledì, quando i due grandi cerchi, installati nella porta d’acqua del Fontego dei Tedeschi, s’illumineranno con due intriganti volti, realizzati da Barbara Fornasetti e Valeria Manzi.
Sempre in bilico tra pietra e acqua, sul Canal Grande a Ca’ d’Oro brillano gli alveari di Nacho Carbonell, parte della mostra Dysfunctional che propone opere in dialogo con i mosaici e l’architettura da sogno dell’edificio.

Poco più avanti, in campo Santa Sofia, davanti al Mercato di Rialto, alcune bricole, mangiate dalle teredini e dalle onde, risorgeranno con fiori di vetro nell’opera di cinque metri di Marco Nereo Rotelli, realizzata nella fornace muranese Massimiliano Schiavon Art Team. Qui l’anno scorso c’erano le famose mani Support di Lorenzo Quinn, sostituite a Ca’ Sagredo da Volare, la forza della natura dello stesso autore.

A grande richiesta le mani sono tornate con Building Bridges, opera con ben sei coppie di mani alte 15 metri, unite a formare una fila di ponti, posta ai bacini di carenaggio dell’Arsenale. Scendendo alla fermata Bacini, oltre a Quinn, si possono ammirare ben 29 opere della mostra Friends, diffuse nel bellissimo parco dello Spazio Thetis.
Tra queste l’installazione di Anne Karin Furunes, il disegno di un gigantesco ghiacciaio che si sta sgretolando. In sei punti diversi della città, uno anche nel chiostro dell’Ospedale civile, il Padiglione della Nuova Zelanda, con base a Palazzina Canonica dell’Ismar, installerà degli alberi che racconteranno la storia di oggetti o vicende cadute nell’oblio. Infine, vicino all’Ismar, nel Giardino della Marinaressa, verrà installata la tenda aperta a incontri dell’artista australiano Richard Bell, lo stesso che da mercoledì si vedrà girare per i canali su una chiatta, costruita a Venezia con Agenzia Ve 21, che riproduce in piccolo il padiglione Australiano, legato da catene. Un messaggio contro la politica sull’immigrazione e l’uso dell’arte indigena da parte delle gallerie che, spesso, comprano le opere nei villaggi a pochi soldi per poi rivenderle a prezzi stellari nel mercato.
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