Torta chiede il rito abbreviato per ottenere lo sconto di pena

Oggi udienza preliminare per il 68enne: deve rispondere dell’omicidio volontario di Nelly Pagnussat È stato dichiarato semi infermo di mente e in questo modo la sua condanna potrà essere più lieve

MESTRE. I difensori del 68enne Riccardo Torta, gli avvocati Giorgio Bortolotto e Antonio Bortoluzzi, chiederanno oggi al giudice dell’udienza preliminare Massimo Vicinanza il rito abbreviato in modo da ottenere lo sconto di pena di un terzo previsto dal codice per chi fa risparmiare tempo ed energie alla giustizia. Così, toccherà allo stesso magistrato fissare un’udienza, nel prossimo mese di gennaio presumibilmente, per discutere il caso allo stato degli atti, senza sentire testimoni. Torta deve rispondere di omicidio volontario, aggravato dalla premeditazione e dalla crudeltà delle sevizie che ha inflitto all’anziana vittima, la vicina Nelly Pagnussat che chiamava “zia”, massacrata a colpi di martello nel luogo dove lei si sentiva più sicura, la sua casa. Ma anche vilipendio di cadavere - per avere fatto a pezzi il corpo della donna con una sega elettrica e in parte averlo triturato, con attrezzi industriali, che si era procurato qualche giorno prima, insieme a grandi teli in plastica - nel tentativo di occultarne il corpo.

Sono queste le accuse mosse contro di lui dalla pubblico ministero Laura Cameli, che gli contesta l’ ulteriore aggravante della “recidiva specifica”, visto che Torta ha già ucciso un’altra volta ed è stato condannato per la morte di un giovane finanziere, centrato dal pesante masegno che lui - all’epoca giovane contrabbandiere di sigarette - aveva lanciato dal Ponte dell’Accademia sulla barca dei finanzieri che gli stavano dando la caccia. Era il 1973. La diagnosi di schizofrenia non l’aveva salvato dalla condanna, scontata in manicomio criminale.

Un delitto atroce, quello del quale è rimasta vittima Nelly Pagnussat, avvenuto il 15 gennaio scorso. Durante l’udienza si discuterà anche sulla capacità di intendere e volere dell’imputato: la Procura è forte della perizia firmata dallo psichiatra Alessandro Marcolin e dal medico legale Claudio Rago - nominati dallo stesso giudice delle indagini preliminari Alberto Scaramuzza - per i quali Torta è sì affetto da un disturbo schizofrenico residuale, che ne ha alterato la percezione della realtà al momento del delitto, «senza tuttavia abolire le sue capacità di intendere e volere», chiarendo come l’uomo abbia premeditato il delitto e sia in grado di partecipare al processo. Insomma si tratterebbe di una semi infermità mentale che gli consente di ottenere un altro sconto di un terzo sulla pena. Conclusioni diametralmente opposte a quelle del consulente della difesa, lo psichiatra Gian Paolo Urbani, per il quale Torta è totalmente incapace di intendere e volere, ritenendo tuttora invalidante la schizofrenia per la quale l’uomo era seguito dai servizi dell’Asl.

Giorgio Cecchetti

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