Torniamo a bere le “ombre” all’ombra del Paròn in piazza San Marco. Proviamoci: sarà bellissimo
LA PROPOSTA
Sulla Piazza San Marco desertificata, e sull’idea di tornare all’antico, interviene Gianni Moriani, docente e storico veneziano.
È uno dei luoghi più affascinanti del mondo. In questi mesi segnati dal Covid, la frequento con assiduità e non mi stanco di fermarmi nel mezzo dei suoi lunghi 170 metri per guardarmi attorno, ogni volta rapito dalle incommensurabili bellezze che contiene e le danno forma. È Piazza san Marco che, come scriveva Manuela Pivato, sta velocemente regredendo a luogo fantasma.
Durante i secoli della Serenissima era il cuore della sua vita civile e sociale. Ora è diventata l’emblema della sua decadenza: tra negozi che chiudono e caffè sbarrati, non è più uno spazio vissuto e goduto dai suoi abitanti. Un vuoto che risulta ancora più palese in seguito alla totale mancanza di turisti. Gli ultimi a mollarla sono stati i piccioni. Eppure, come si fa, noi veneziani, ad abbandonarla, a lasciarla sola? È un atto di intollerabile ingenerosità.
A dire il vero sono decenni che i veneziani hanno smesso di frequentarla, sostituiti dal dilagare dei turisti e prontamente caffè e negozi si sono adeguati ai nuovi fruitori, orientandosi quasi esclusivamente a “servire” i foresti. Così nel dopoguerra, si è consumato un capovolgimento dei ruoli: i turisti hanno conquistato la Piazza e i veneziani l’hanno abbandonata. Con ciò gli abitanti non godono più di un luogo che non ha uguali nel resto del mondo.
Tornare a bere l’ombra tra l’incanto di queste architetture sarebbe bellissimo. Perché non farlo, riprendendo la tradizione della mescita dell’ ombra all’ombra del Campanile, Covid permettendo?
I quadri di Canaletto e Guardi ci mostrano come fare. Infatti, la Piazza che hanno dipinto era popolata di uomini, donne, cani e bancarelle; qui a panettieri, spezieri e rigattieri, durante il Carnevale, si aggiungevano ambulanti, giocolieri e saltimbanchi. Ma stare a lungo sotto sole e vento “secca la gola”, perciò diventava quasi indispensabile bagnarla col vino.
Esigenza alla quale risposero i Bàcari (mescitori di vino), che non tardarono a comparire in Piazza. In particolare, fin dal XIV secolo, delle bancarelle, che vendevano vino, si erano attestate alla base del campanile (vi rimasero fino al 1873), spostandosi seguendone l'ombra nell'arco della giornata. La gente iniziò a dire: “Andèmo bèver al’ombra”.
Con il trascorrere del tempo, nel modo di dire popolare, la frase diventò “Andèmo bèver un’ombra”, dove attraverso una metonimia il termine “ombra” è venuto ad acquistare il significato di "vino". Allora ritorniamo a bere l’ombra in Piazza, assaporando il vino e gustando le bellezze ineguagliabili, ravvivando così il luogo più bello al mondo! Per farlo basterebbe rimettere bancarelle da mescita alla base del Campanile. Proviamoci. —
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