Torneo fantasma a Dubai, spariti i soldi

Calcio a cinque, le società invitate negli Emirati dopo il Venezia Cup di Caorle. Consegnate le caparre, l’evento non c’è stato

CAORLE. Torneo fantasma a Dubai, spariscono le caparre delle famiglie. Quanti siano i soldi al momento evaporati è difficile dirlo. Secondo i calcoli fatti da alcune delle società sportive coinvolte e in contatto tra loro si tratterebbe di una somma di almeno di 130-150 mila euro, molti meno - sotto i 100 mila euro - secondo l’organizzatore.

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Le società stanno cercando di recuperare i soldi, senza però riuscirvi, tanto che ora alcuni - e tra questi La società Fenice calcio a cinque di Mestre - hanno deciso di rivolgersi agli avvocati. La vicenda nasce nell’estate del 2015 a Caorle, dove si tiene la seconda edizione del Venezia Futsal Cup, torneo internazionale giovanile di calcio a cinque con squadre provenienti da tutta Italia e dall’estero, soprattutto dalla Spagna. I ragazzi si divertono, le quote di partecipazioni sono accettabili, e anche i genitori degli atleti sono soddisfatti. L’organizzatore del Venezia Futsal Cup - Sandro B., 56enne di Castelfranco - conquista quindi la fiducia delle società coinvolte e delle famiglie. A settembre del 2015 propone un’iniziativa che fa gola: un torneo internazionale di calcio a cinque a Dubai, per la fine dell’anno. Per partecipare le società devono versare 200 euro per ogni atleta, più 1.100 euro per ogni accompagnatore. A ottobre scorso, sul sito ufficiale del Futsal Veneto, appare la notizia: «L’ideatore e organizzatore del Venezia Futsal Cup, torneo internazionale di futsal giovanile che si tiene ogni estate a Caorle, è riuscito nel suo progetto: portare l’élite mondiale del futsal giovanile a Dubai. Il torneo, che si prospetta meraviglioso e altamente competitivo, si terrà nella splendida città araba dal 28 dicembre al 3 gennaio». L’organizzazione contatta una serie di squadre italiane (tra queste La Fenice, Roma Eur, Futsal Pisa), e poi squadre spagnole, argentine, polacche e americane. Molte conoscono il 56enne perché hanno già partecipato al torneo di Caorle.

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Le società cominciano a inviare i soldi, con bonifici su un conto corrente intestato a una donna. «Non ci è parso strano perché è lo stesso conto», spiegano da Mestre, Pisa e Roma, «che ci aveva dato per il torneo di Caorle». Decine di migliaia di euro, per i ragazzi e per gli accompagnatori. Ma poco prima di Natale l’uomo telefona ai responsabili delle società: «Il torneo non si farà più a Capodanno perché ci sono stati dei problemi con l’organizzazione a Dubai», spiega, «ma vediamo di rimediare a Pasqua».

Nascono i primi dubbi delle società. Anche perché da alcune verifiche fatte con gli alberghi di Dubai indicati dall’organizzatore non risulta che ci siano opzioni per ospitare i giovani calciatori e gli accompagnatori, centinaia di persone. Le società vogliono i soldi indietro, alzano la voce e minacciano denunce. Lui comincia a restituire, ma solo una parte. Alla Fenice rende i 15 mila euro versati per il viaggio dei genitori, ma non i 4 mila dell’iscrizione dei ragazzi. Lo stesso fa con Pisa, che avanza ancora 2 mila euro, e Roma Sporting Eur, che ne avanza 6 mila. Ma i debiti maggiori sono con le società straniere alle quali per il momento non sarebbero ancora stati restituiti i soldi versati dalle famiglie. Da mesi l’organizzatore non risponde neppure più al telefono, dirottando le chiamate all’avvocato Enrico Comacchio, di Castelfranco.

Sandro B. ora accetta di rispondere alle domande della Nuova Venezia e dare la sua versione dei fatti. «Le società italiane avanzano 14 mila euro, poi ci sono il New York e una società argentina, che avanzano circa 30 mila dollari ciascuna. Queste sono le cifre esatte della vicenda, e non altre. Io mi sono impegnato a restituirle, ma quel che è successo non è colpa mia, e se non rispondo più al telefono non è perché sono scomparso ma è perché sono stato minacciato da qualcuno delle società coinvolte, motivo per cui mi sono già rivolto al mio legale. Anche perché le minacce non hanno riguardato solo me ma anche la mia famiglia».

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 Il 56enne spiega di avere anche messo in vendita la casa, pur di cercare di mettere insieme i soldi necessari da restituire alle società, ma di non essere ancora riuscito a venderla. Ma perché il torneo di Dubai non si è più fatto? «Avevo chiesto a tutte le società invitate», racconta l’uomo, «di inviarmi le liste delle persone e i soldi entro la fine di ottobre, e invece alcuni pagamenti mi sono arrivati anche a inizio dicembre quando ormai era troppo tardi per poter organizzare il torneo, ma soprattutto per organizzare i voli. Se avessi voluto fare il furbo non avrei restituito la maggior parte dei soldi come invece ho fatto». Ma perché non li ha restituiti tutti? «Perché, anche se il torneo alla fine non si è più tenuto, ho dovuto pagare l’opzione degli impianti sportivi, il mediatore che da lì mi stava dando una mano a organizzare l’evento e voleva essere pagato, e poi ci sono un paio di viaggi che ho dovuto fare io a Dubai per avviare la trattativa, e avviare il progetto. Purtroppo il fatto che i soldi siano arrivati in ritardo ha impedito di organizzare il viaggio ma sono impegnato a restituire tutto quello che non ho ancora versato. E volendo il torneo si potrebbe organizzare anche il prossimo anno».

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