Torna la scabbia al centro anziani

Chioggia. Quattro casi certi e altrettanti sospetti. Boscolo Chio: «La situazione è già sotto controllo»
Di Diego Degan

CHIOGGIA. Quattro casi di scabbia conclamata, nei reparti Zaffiro e Rubino. E altri quattro fortemente sospetti negli stessi reparti. Il Centro servizi anziani «F.F. Casson» sale per la terza volta, in pochi anni, alla ribalta della cronaca per la diffusione di questa malattia infettiva e il presidente del cda, Damiano Boscolo Chio, esasperato, promette: «Accerteremo qualsiasi responsabilità vi possa essere. Ma voglio anche tranquillizzare tutti: la situazione è già sotto controllo, gli ospiti coinvolti e i loro familiari sono stati sottoposti alla necessaria profilassi e, tra pochi giorni dovrebbe essere tutto risolto».

Tutto sarebbe iniziato una ventina di giorni fa quando un ospite ha lamentato un persistente prurito, che è uno dei sintomi più evidenti della scabbia. Ma il dermatologo che, su incarico dell'Asl 14, esamina questi casi «ha fatto una diagnosi di prurito senile», spiega il presidente, e aggiunge «e la stessa diagnosi l'ha fatta, pochi giorni dopo, per un caso analogo». Di conseguenza «il nostro medico interno, seguendo le indicazioni del dermatologo, non ha predisposto la profilassi per la scabbia» e la malattia si è diffusa tra ospiti e visitatori, fino a diventare conclamata in ben quattro casi che, peraltro, sono stati diagnosticati da un secondo dermatologo al quale l'istituto ha conferito un incarico in forma privata. Ora tutti i quattro malati devono usare una apposita crema che viene sparsa su tutto il corpo e lavata via con una doccia dopo dodici ore. Un trattamento che va ripetuto più volte per i casi manifesti e un paio di volte per i casi sospetti o in fase molto iniziale, e che riguarderà, ma solo a scopo preventivo, tutti gli altri ospiti di quei reparti.

Per i malati il trattamento dovrebbe durare al massimo una settimana ma, per eccesso di prudenza, verranno visitati anche il decimo e il ventesimo giorno dopo l'inizio della cura. Ovviamente nessun contatto tra i malati e altre persone, siano familiari o ospiti dell'istituto.

Questo il quadro della situazione, ma l'interrogativo più grosso è: da dove viene la scabbia? Secondo il presidente, Damiano Boscolo, «è possibile anche una provenienza esterna» ma, ovviamente, non c'è alcuna certezza al riguardo. Del resto, anche nella precedente occasione di comparsa della scabbia, a febbraio dell’anno scorso, in una donna di 86 anni si era ventilata l'ipotesi “esterna”. A dicembre del 2012, invece, l'accusa di un parente di un'ospite, in assemblea pubblica con l'allora commissario regionale Fabio Crea, sempre per un contagio da scabbia, era stata sostanzialmente ignorata e liquidata con una secca smentita. Ma c'è un altro aspetto ricorrente in tutti e tre questi casi, ovvero che si sono verificati nei nuclei Zaffiro e Rubino, gestiti non dal personale dell'istituto ma, in appalto da alcuni anni, dalla cooperativa Bramasole.

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