Torna il modello Chorus per salvaguardare gli edifici di culto

A Venezia la Curia guarda ora con occhi diversi al biglietto per gli ingressi che consente di tenere in funzione una ventina di strutture senza costi aggiuntivi

Venezia. Per le chiese veneziane già chiuse, ma soprattutto per quelle che potrebbero diventarlo, ora la Curia guarda con occhi diversi al modello Chorus, l’associazione fondata e presieduta da Don Aldo Marangoni - recentemente scomparso - che riunisce attualmente diciotto chiese che applicano il biglietto a pagamento per le visite turistiche.

Per molto tempo c’è stata da parte del Patriarcato diffidenza e quasi una forma di ostilità verso Chorus proprio per l’introduzione del ticket turistico. Legato alla necessità di reperire da parte dei parroci risorse per il mantenimento e la sorveglianza delle chiese.

Ma ora, con il calo di residenti e fedeli, la difficoltà di ricambio dei parroci sempre più anziani e la necessità di garantire un minimo di risorse per il sostegno alle parrocchie, anche il Patriarcato e i suoi uffici starebbe rivedendo la loro posizione verso il ticket turistico.

Non a caso, nel Consiglio di Presidenza di Chorus sono entrati anche due sacerdoti come Don Luciano Barbaro, parroco di Santo Stefano, e don Stefano Costantini, parroco di San Marcuola e Sant’Alvise, che «reggono» chiese che attualmente non fanno parte del circuito di Chorus. E chi ne era uscito, come la chiesa della Madonna dell’Orto, ora starebbe meditando seriamente di rientrare.

Che l’atteggiamento del Patriarca verso Chorus si sia modificato lo conferma indirettamente anche il professor Giandomenico Romanelli, già direttore dei Musei Civici veneziani e vicepresidente di Chorus.

«Effettivamente anche noi abbiamo notato un atteggiamento diverso, meno critico da parte del Patriarcato verso l’azione di Chorus», commenta Romanelli, «che ha introdotto il biglietto a pagamento nelle chiese che aderiscono non certo per fini di lucro, ma proprio per garantire ai parroci quel minimo di risorse necessarie al mantenimento delle loro chiese. Riuscendoci senza gravare minimamente sulla Curia.

In questo senso don Aldo Marangoni - nel prossimo Consiglio di presidenza di Chorus dovrà essere nominato il suo successore - è stato un precursore, perché ha capito prima di altri che questa era la direzione da prendere per mantenere le chiese aperte. Ora, per le circa trenta che sono chiuse, si parla anche di possibile riuso a fini produttivi, ma va segnalato che quelle di Chorus sono riuscite a restare aperte, mantenendo intatta la loro funzione di luogo di culto. Il circuito di Chorus, dopo qualche momento di difficoltà, ora funziona egregiamente e non è escluso che altre chiese veneziane possano in futuro aderirvi».

Non è escluso pertanto che la stessa Curia possa entrare direttamente nella gestione del circuito, considerando anche le molte altre chiese che avrebbero le caratteristiche per entrare. Da quella di San Zaccaria, una delle più visitate dai turisti per la bellezza e la quantità di capolavori che racchiude. A quella di San Giovanni in Bragora, altrettanto importante, risolvendo anche i problemi di sorveglianza. A quella, meravigliosa, di San Francesco della Vigna, che presenta però lo stesso tipo di problemi e che qualche mese fa è stata anche oggetto di atti di vandalismo, con chi sarebbe arrivato addirittura a «usarla» per le proprie esigenze fisiologiche.


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