Torna a splendere l’icona della Madonna della Salute
VENEZIA. «È veramente la Madonna dei veneziani». Dopo lo svelamento dell’icona denominata “Mesopanditissa”, mediatrice di pace, il Patriarca Francesco Moraglia si è rivolto ai fedeli riuniti nella rotonda minore della Basilica della Salute. Tra loro l’assessore comunale Francesca Zaccariotto.
L’immagine della Madonna della Salute è stata restituita alla città più bella e splendente che mai. Il presule – in mattinata si trovava al Gran Teatro Geox di Padova per partecipare alla presentazione del programma di “Medici con l’Africa-Cuamm” con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il segretario di Stato Vaticano cardinale Pietro Parolin, il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, l’ex presidente della Commissione Europea Romano Prodi – è intervenuto parlando della Basilica.
«Questa è la casa dei veneziani quando sono in difficoltà», ha detto il Patriarca che ha ricordato l’imminente festa. «È festa», ha aggiunto il presule, «anche nella cura degli oggetti che vanno oltre la materialità. Una persona, una società che perde senso per il simbolo diventa una persona, una società esclusivamente funzionale, ciò vuol dire guadagno efficiente ma mancanza di umanità. Guardiamo la nostra icona perché la fede e il bello vanno sempre insieme. Da sempre la fede genera il bello».
Quello dell’icona di origini antiche, già venerata nella cattedrale di Candia, è stato un restauro accurato e urgente per le «piccole cadute di colore» sulla parte lignea. L’intervento, durato circa un anno (l’ultimo era stato effettuato da mani esperte nel 1960) e non completato, si è incentrato sulle indagini diagnostiche alla tavola pittorica risalente all’epoca medioevale (XII-XIII secolo) finanziate da Save Venice Inc; è seguito il restauro alla “riza” argentea (in russo significa veste) formata da 29 piccole lamine più l’aureola che è stato reso possibile grazie al Comitato Italiano per Venezia attraverso il contributo della Maison Piaget.
Il rettore del Seminario patriarcale don Fabrizio Favaro ha ricordato che la “Mesopanditissa” ricollocata sull’altare maggiore mette gioia nel cuore ai residenti, ai pellegrini e ai turisti che potranno nuovamente ammirarla, contemplarla, invocarla.
Il direttore dei lavori, don Gianmatteo Caputo, architetto e delegato patriarcale per i beni culturali ecclesiatici, nel presentare il capolavoro restituito alla città e alla Chiesa si è soffermato sulle chiese distrutte dal terremoto, in particolare quella di San Benedetto a Norcia: «C’è un senso di smarrimento per la perdita di un così grande patrimonio». Poi i ringraziamenti verso chi ha prestato «le cure» all’opera: Valentina Piovan, Paolo Belluzzo, Uni.s.Ve s.r.l. e la Soprintendenza. A conclusione un momento di preghiera e un omaggio musicale.
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