Torna a pedalare con il suo salvatore

Veternigo. Roberto Busolin, 38 anni, era caduto sul Montello: sul luogo dell’incidente con l’uomo che lo ha soccorso
Di Filippo De Gaspari

VETERNIGO. Per un mese sospeso tra la vita e la morte dopo una rovinosa caduta in bici da corsa, torna sul luogo dell’incidente con il cicloamatore che lo ha salvato. «Una promessa fatta il primo giorno in cui ho ripreso coscienza e conosciuto il mio salvatore» racconta Roberto Busolin, 38 anni di Veternigo di S. Maria di Sala. E mantenuta domenica, nove mesi dopo quel terribile volo giù dalla scarpata.

È il 17 luglio scorso: mentre ancora tutta la provincia conta i danni del tornado in Riviera, Roberto Busolin pedala solo e spensierato sulle salite del Montello, la palestra dei ciclisti. A un certo punto la strada che lo riporta a valle, in Comune di Volpago, incrocia il destino: Roberto esce di strada in discesa, vola giù per la scarpata e rimane ferito gravemente, perdendo coscienza, tra la folta vegetazione. Nessuno si accorge di lui, in fin di vita, per oltre un’ora. Sembra la fine. Poi tutto si capovolge e stavolta è il destino a incrociare una strada: quella di un altro cicloamatore, Cristiano Simoni, 47enne mestrino trapiantato a Treviso. Cristiano arriva dal senso opposto, in salita e quasi per caso scorge uno scarpino che luccica tra le foglie. Si ferma, sgancia il pedale e scende a vedere, trovando il ciclista esanime tra gli alberi. Chiama i soccorsi: arriva prima l’ambulanza, poi l’elisoccorso, che trasporta Roberto direttamente al Ca’ Foncello di Treviso. Sospeso tra la vita e la morte, il trentottenne salese lotta giorni e poi settimane per sopravvivere con il suo angelo custode a fianco. Da quel giorno infatti Cristiano sceglie di essere un gregario a tutto tondo: accompagna Roberto nella difficile salita verso la normalità, in piedi sui pedali, senza lasciarlo solo un attimo. Torna a trovarlo, prima in ospedale, dove rimane ricoverato fino al 10 agosto, poi a casa, a Veternigo. Di quei minuti terribili Roberto non ricorda nulla. Nemmeno dei giorni precedenti e di quelli dopo, ma forse è meglio così: «Non so se sono scivolato, se mi ha tagliato la strada una macchina, non so nulla e va bene così, se no sarei rimasto bloccato nel risalire in sella». Invece, con il suo gregario ad attenderlo, Roberto trova la forza di riprovarci.

A febbraio di quest’anno le prime sgambate, con qualche dolore, dopo il lungo recupero. Domenica, con Cristiano, è tornato sul Montello, per la prima pedalata insieme. «Ce lo eravamo ripromessi», racconta Roberto, «e siamo stati di parola». Hanno faticato insieme, Cristiano lo ha aspettato, “tirato” in salita, riportato nel punto in cui le loro strade si sono incrociate e dalla possibile tragedia è nata una bellissima amicizia. Non c’è pubblico, non ci sono gran premi della montagna o traguardi da tagliare, non ci sono punti o maglie in palio, ma la vittoria di Roberto Busolin è stata la più bella. E soprattutto è arrivata grazie al contributo del suo fedele gregario. Cristiano porta il cognome di Gilberto Simoni, uno che in carriera ha vinto due Giri d’Italia. Ma nulla, nemmeno la maglia rosa, vale come aver riportato il capitano Roberto ad alzare le braccia sul traguardo della vita.

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