Toni Servillo: «Eduardo scriveva nel ’48 i mali dell’Italia di oggi»
MESTRE. L’occasione l’aspettavano da tempo, mentre uno faceva il teatro e il cinema, l’altro interpretava la musica. Poi il tempo è arrivato e Toni e Peppe Servillo hanno potuto sfruttare la loro complicità di fratelli artisti a servizio di un testo che scava nelle implicazioni familiari e ne rimesta i non detti. Fratelli nella vita e sulla scena, i Servillo sono Alberto e Carlo Saporito de Le voci di dentro di Eduardo, prodotto da Teatri Uniti, Piccolo di Milano e Teatro di Roma, in scena da stasera (19.30) a domenica al teatro Toniolo di Mestre. Arteven, organizzatore della stagione, ha affidato ai Servillo e a Eduardo l’apertura del cartellone che celebra i cento anni di attività del Toniolo. Lo spettacolo, che ha debuttato a Marsiglia nel marzo scorso ed è stato presentato anche a Chicago, sarà in tournée fino a maggio, toccando numerose città italiane e le principali capitali europee tra cui Parigi, Londra e San Pietroburgo.
Merito dell’universalità di Eduardo? Toni Servillo annuisce. «Eduardo è un grande autore del Novecento europeo. La sua dimensione regionale è solo un punto di partenza. Negli Usa la critica ha accolto il testo da noi interpretato paragonandolo al teatro di Beckett e Pinter».
E la considerazione ha anche una sua estensione temporale. «Eduardo scrisse questo testo nel 1948, sulle macerie della seconda guerra mondiale», prosegue , «e non solo quelle materiali. Già intravedeva quelle che sarebbero state le macerie morali con le quali ancora oggi noi facciamo i conti. È come se avvertisse di fare attenzione a certi passaggi epocali, perché nascondono degli abissi. Anche noi abbiamo avuto, specie alla fine del secolo ormai scorso, alcuni momenti di tensione morale e sociale che sono passati sopra le nostre coscienze senza che ne facessimo tesoro. In questo è riconoscibile la grande attualità di Eduardo e di questo testo».
Le ragioni per cui lo ha affrontato, da regista e da protagonista, hanno a che fare con l’attualità del contenuto e anche con la forma. «Il testo descrive quello che ancora oggi è il precipizio morale nel cui siamo caduti e la difficoltà a orientarsi in una società molto compromessa. Sul piano formale, poi, sono stato attratto dagli imbrogli che ci sono nelle lingue e dall’alternarsi della dimensione del sonno e della veglia, da cui si genera una realtà di cui sfugge la consistenza».
Se il sogno di un omicidio, come accade nel testo, diventa omicidio reale, il suo testimone onirico assume il ruolo di agitatore di sospetti e testimone reale di cattive coscienze. Fino alla richiesta finale di chiarimento. Per Toni Servillo si tratta di una prova su Eduardo che arriva a una decina di anni dall’allestimento di Sabato,domenica e lunedì , in cui emergeva la capacità dell’autore-attore di indagare il lato tragico della normalità. «Ne Le voci di dentro», spiega «con quel continuo alternarsi tra sogno e realtà, in quei piccoli personaggi, i vicini di casa Cimmaruta come i due miserabili fratelli, Eduardo snida la mostruosità che cova nella loro ovvietà, in quel confine labile tra ciò che è lecito e ciò che non lo è». Un debutto, invece, almeno per quanto riguarda la prosa, per il fratello Peppe, fondatore e frontman degli Avion Travel. «Io sono un interprete musicale», dice, «e il mio mestiere con quello dell’attore sono parenti stretti». Sul futuro non si sbilancia, adesso c’è questa lunga tournée. E a chiedergli se trova più congeniale per il fratello il teatro o il cinema: «Sono mestieri molto diversi », risponde, «il cinema richiede di sapersi esprimere nel frammento, e Toni è molto bravo. Ma il teatro è la sua vita, questo richiede una dedizione continua a assoluta».
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