Tone, dalla mischia alla fotografia. L’anima in uno scatto
Andrea Tonellotto, capitano e leader del Mirano Rugby è entrato nel mondo dell’arte. Con la sua Polaroid è diventato un professionista cercato da stilisti e mercato

MIRANO. Nel rugby, il concetto di linea è in assoluto uno dei più ricorrenti: dalle tre che costruiscono la mischia a quella veloce dei trequarti, da quella che passa idealmente per la perpendicolare del pallone determinando il fuorigioco a quelle che delimitano il terreno di gioco, finendo per le due, virtuali ma visibilissime, che si innalzano altissime da dove terminano i due pali verticali della grande porta ad acca. Linee che diventano tagli con cui sezionare il mondo, un modo di vedere la realtà in inquadrature già costruite dove chiunque altro non noterebbe altro che un nulla banalissimo. Qualcosa con cui nasci, e quando una capacità così fuori dal comune appartiene ad uno da cui ti aspetteresti tutt’altro, la tentazione di pensare ad una semplice omonimia è forte.
Tone. Andrea Tonellotto è conteso ormai da anni da questa specie di doppia identità: tutti, nel mondo della palla ovale, lo conoscono come "il Tone", pilone simbolo del suo Mirano, 42 anni a dicembre e una vita di battaglie in bianconero, capitano e leader dal "phisique du rôle" impeccabile tra sguardo truce e tatuaggi a iosa. Appena fuori dal campo c’è però il suo secondo ego, fatto di un nome e di un cognome che lo identificano nel mondo della fotografia internazionale come uno dei massimi interpreti del metodo Polaroid, la macchina a sviluppo istantaneo che è stato e rimane in assoluto uno degli oggetti più iconici della società tecnologica occidentale.
Incidente. Nell’era degli smartphone megapixellati, un modo di fare fotografia lontanissimo dal mondo digitale e sempre più di nicchia, ma capace di produrre delle vere e proprie opere d’arte a cavallo tra tecnologia e artigianato d’avanguardia, che nel suo caso lo accostano a colleghi come Gabriele Basilico o Yorgios Kordakis. «È stata tutta colpa di un incidente in auto e del relativo risarcimento danni, interamente speso per acquistare la mia prima macchina fotografica seria», racconta Andrea mentre di sottofondo i ragazzini dell’Under 14 fanno rimbombare le pareti dello spogliatoio delle urla felici tipiche del post-allenamento.

Una foto realizzata da Tonellotto
Poche e care. «Il problema era che all’epoca sviluppare tutti quei rullini mi costava una cifra assurda, così ho cominciato a razionalizzare le inquadrature cercando di ottimizzare ogni scatto. In maniera naturale, dalla Canon sono così passato attraverso Leica, Hasselblad, Rolleiflex ed infine lei, la Polaroid, un mezzo attraverso cui catturare le immagini esattamente come le vedo nella mia testa». Nessuna manipolazione, come invece quel tipo di pellicola consentirebbe, solo un obiettivo e il suo occhio a rubare l’anima a quei paesaggi urbani impersonali dominati da atmosfere essenziali e silenziose così vicine a quelle di Edward Hopper, pittore americano capace come nessuno altro di raccontare l’America moderna, dichiaratamente tra i suoi ispiratori principali. «Una passione che regola le mie giornate ormai da anni, che mi ha dato tante soddisfazioni e che ora sta per diventare anche il mio lavoro».
Fashion. Già, perché dopo i riconoscimenti internazionali, le pubblicazioni prestigiose e l’onore di aver visto la stessa Polaroid usare una sua foto per l’home page ufficiale, le cose stanno accelerando. «L’anno scorso alla Milano Fashion Week la stilista Giulia Marani ha voluto usare le mie foto per i tessuti della sua collezione, e lì sono stato al centro del mondo per qualche giorno, aprendomi una serie di contatti importanti».

La stilista Giulia Marani che ha realizzato una collezione con le foto di Andrea Tonellotto
Mercato. Da giovedì prossimo, giusto per dire, la Galleria Heillandi di Lugano curerà la vendita della sua collezione. «Altre opportunità si stanno concretizzando anche a Londra: sarà un anno piuttosto impegnativo per me». Con il rugby a restarsene lì, dall’altra parte del suo mondo: «Non sono mai stato in grado di fotografarlo decentemente, evidentemente finché sono giocatore non riesco ad elaborarlo con il sufficiente distacco».
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