Tifosi del San Donà aggrediti con sassi e spranghe a Treviso
TREVISO. Un agguato. Secondo i presenti «una sassaiola che aveva come unico obiettivo i tifosi del San Donà». Ieri pomeriggio, poco dopo le 17, il calcio ha mostrato il suo peggior volto, quello violento. Un gruppo di una ventina di persone, presumibimente ultras, ha atteso che il match di terza categoria tra il Città di San Donà e il San Giuseppe Aurora terminasse per schierarsi fuori dai cancelli del campo nel quartiere San Liberale. I testimoni dell’agguato hanno raccontato di aver visto persone con il volto travisato da cappucci e caschi. In mano alcuni tenevano cinghie, altri badili, altri ancora sassi.
Non appena sono usciti i tifosi della squadra ospite, è scoppiato il putiferio. Chi si nascondeva dietro cappucci e caschi? Secondo chi era lì, ha agito una mano nota, quella delle frange più estreme della tifoseria del Treviso, da sempre acerrima nemica della squadra sandonatese, precipitata in ultima serie. La ricostruzione è verosimile, visto che ieri il Treviso era a riposo dopo l’anticipo di sabato con il Sedico. Il racconto a caldo di Marco Briganti, dirigente del San Giuseppe Aurora, dipinge un quadro fatto di sassi finiti dentro lo stadio, mani alzate e tensione alle stelle: «Quelle persone erano incappucciate, con caschi, cinghie e pale. Alcuni di loro sono arrivati alle mani. I sassi lanciati hanno rotto i vetri del pulmino del Città di San Donà, oltre a quello di una residente e di un giocatore del San Giuseppe Aurora. Lo scontro è avvenuto sul piazzale, appena fuori dal nostro impianto sportivo di San Liberale». Sarebbe andato in scena un agguato a freddo, visto che i supporter del Città di San Donà avrebbero impostato il tifo all’insegna del fair play. Quando i presenti, al termine della partita, si sono visti piombare davanti il gruppetto, è partita immediatamente la chiamata alle forze dell’ordine. Sul posto sono intervenuti i carabinieri e la Digos. Per ora, secondo gli investigatori, è impossibile associare gli episodi di ieri pomeriggio a tifoserie specifiche anche se, chi era lì, aveva pochissimi dubbi. Non risultano denunce e nessuno è dovuto ricorrere alle cure dei sanitari del Suem. È certo che, dopo la breve sassaiola, gli autori del gesto se la sono data a gambe levate. Anche il presidente della squadra veneziana, Daniele Dorigo, è rimasto di stucco per quanto avvenuto: «Ho visto volare sassi, bottiglie, un po’ di tutto. C’erano alcune persone che sanguinavano. E poi danni alle auto: anche il pulmino della nostra società ha avuto il vetro posteriore rotto. Siamo molto amareggiati: è stata una brutta scena, che non ha niente a che fare con il calcio. Mi spiace non tanto per i danni, che poi si ripagano, ma per chi si è fatto male».
Dorigo aggiunge: «Questi pseudo-tifosi», conclude il presidente, «avevano spranghe e bastoni e tiravano di tutto, all’interno di un parcheggio dove c’erano le auto dei tifosi, ma anche dei giocatori e dei dirigenti delle squadre».
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