Ticket di 3 euro per entrare a Venezia, ma serve una nuova legge speciale
VENEZIA. Una nuova Legge Speciale che tenga conto non solo della salvaguardia della città ma anche della sua fruibilità da parte dei turisti, con strumenti normativi che consentano di arginare i flussi. Cioè ticket d’ingresso o - ipotesi meno praticabile ma invocata da più parti - numero chiuso. Al volger di un’estate che ha visto superare quasi ogni giorno il livello di guardia per numero e livello di (in)civiltà dei visitatori, a Ca’ Farsetti inizia a ventilarsi la possibilità di una nuova Legge Speciale che consideri il “problema turisti” come essenziale per la salvaguardia del centro storico e non più come fenomeno di cui occuparsi a estati alterne.
Senza una normativa nazionale, infatti, non è possibile istituire un ticket sulle persone, ammesso che i due o tre euro di pedaggio per entrare in città (a tanto potrebbe ammontare il biglietto d’ingresso) fungano da deterrente. Se non scoraggeranno i 20 milioni di turisti, in compenso potrebbero però dare una grossa mano al bilancio, con benefici a cascata per tutti.
L’eventuale introduzione del ticket ha davanti a sé una strada che è tutta in salita. Per le auto in arrivo a Piazzale Roma il pagamento di un pedaggio potrebbe essere logisticamente più semplice anche se, a monte, dovranno essere definite le categorie di chi deve pagare per entrare in città. Naturalmente non i veneziani. Ovviamente non quelli residenti in provincia. Presemubilmente non gli abitanti del Veneto. Ma un avvocato di Milano che ha una causa in Tribunale a Venezia, e dunque deve venire in città per lavoro, paga o non paga? Ancora più complessa la questione dei treni che ogni giorno rovesciano a Santa Lucia pendolari, studenti, lavoratori e turisti mordi e fuggi.
«La discussione sui flussi non dipende solo dalle scelte locali», spiega il direttore generale di Ca’ Farsetti Marco Agostini, lasciando intendere che non ci si può mettere sul ponte della Libertà con il contapersone. Ancora più ardua, quindi, l’ipotesi invocata da più parti di istituire il numero chiuso di cui si parla da anni. Il diritto alla libera circolazione è sancito dalla Costituzione e appare difficile che si possa trasformare Venezia in un museo con prenotazione obbligatoria.
In attesa di decisioni che non sembrano più procastinabili vista l’estate terrificante che sta finendo, il commissario Vittorio Zappalorto fa scattare la linea dura per arginare il degrado. E il degrado è anche il commercio abusivo, sono i lucchetti che infestano i ponti, sono i rifiuti abbandonati. Non si scappa: cinquanta euro di multa per chi sgarra. La delibera sarà approvata venerdì prossimo e diventerà operativa dai primi settembre. Ai limiti, ormai, di una stagione che sembrava aver dirottato su Venezia tutte le peggiori nefandezze del comportamento umano, inclusa la minzione dentro il bidone dell’immondizia. Irrisolto da anni, dopo vari e vani tentativi di dirottare i flussi turistici altrove, di istituire carte speciali con le quali acquistare biglietti Actv e ingressi ai musei; dopo infiniti proclami, la creazione di mercatini etnici per gli ambulanti andati deserti, le proteste dei commercianti e l’insofferenza dei veneziani che non trovano più un posto a sedere nei vaporetti manco a pagarlo ora, il problema del turismo attende al varco Zappalorto e non è escluso che venga chiesta la consulenza a specialisti del settore.
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