"The Journey", l'odio è un'emozione. Che uccide

Applausi in sala per il film sul conflitto nordirlandese e sul superamento delle barriere nella guerra civile che ha causato 50 mila tra morti e feriti  SPECIALE Mostra del cinema: film, star, news e videocritiche
Thimothy Spall e Colm Meaney
Thimothy Spall e Colm Meaney

VENEZIA. Il maggior numero di vittime del terrorismo in Europa si è avuto durante i “Troubles”, cioè la guerra civile in Irlanda del Nord. Ben 3.532 morti e 47.511 feriti sono stati il bilancio di un conflitto duranto 40 anni fino a quando il premier inglese Tony Blair ha riunito nell’hotel del campo di golf di St. Andrew, in Scozia, i rappresentanti dell’Ira e degli Unionisti, le due parti in conflitto.

Nick Hamm, il regista, prende spunto dal protocollo che prevedeva che in caso di viaggi ufficiali i leader di entrambi gli schieramenti viaggiassero insieme per evitare attentati, per costruire “The Journey”, il viaggio immaginario che il capo unionista, il reverendo Ian Pasley, e il presunto responsabile dello stato maggiore dell’Ira, Martin McGuinness, fanno per riportare Pasley a Belfast per partecipare alla festa per i suoi 50 anni di matrimonio. Un lavoro riuscito, che accanto alla tensione storica mette in campo le interpretazioni eccezionali di Timothy Spall (Pasley) e Colm Meaney (McGuinness), messi uno di fronte all’altro in un’auto che viaggia verso l’aeroporto.

Kim Rossi Stuart "vede nudo" in "Tommaso"
Una foto di scena di 'Tommaso' di Kim Rossi Stuart, presentato fuori concorso alla 73/a Mostra del Cinema di Venezia (31 agosto-10 settembre 2016). Roma, 28 luglio 2016. ANSA/UFFICIO STAMPA +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++

Una prova coinvolgente, sorretta da una sceneggiatura molto british e da una regia di grande mestiere e capace di intravedere un risultato di ampio respiro. Il tutto condito da un humour non pesante e non finalizzato che stempera bene i momenti di maggiore intensità. Un film da vedere, applaudito in sala dalla stampa e dai distributori, che narra la capacità di superare l’odio, odio violento, se la speranza offre uno spiraglio. Una produzione inglese che si affida a un cast di spessore e mestiere. Un film senza effetti speciali, molto bello se vi piacciono le storie che valgono la pena di essere ascoltate.

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