Testamento biologico prima firma a Mestre

Fernando Ferrari, 75 anni, pensionato, cattolico praticante ha sottoscritto la dichiarazione anticipata di trattamento: già fissati 60 appuntamenti
Di Gianluca Codognato
Fernando Ferrari è il primo cittadino Mestrino a firmare per il D.A.T. (dichiarazioni anticipate di trattamento) grazie all'iniziativa organizzata dall'URP assieme alla notaio Francesca Guizzo
Fernando Ferrari è il primo cittadino Mestrino a firmare per il D.A.T. (dichiarazioni anticipate di trattamento) grazie all'iniziativa organizzata dall'URP assieme alla notaio Francesca Guizzo

Fernando Ferrari, 75 anni, pensionato, cattolico credente e praticante, volontario dell’Avapo: è lui il primo mestrino a firmare il testamento biologico all’Urp, davanti alla notaia Francesca Guizzo. Ferratissimo sull’argomento, già da tempo interessato a sfruttare l’opportunità introdotta nel 2006 dall’allora ministro Umberto Veronesi, Ferrari arriva in via Cardinal Massaia con la dichiarazione già predisposta (si chiama Dat, dichiarazione anticipata di trattamento), entra nell’ufficio, riceve le ultime delucidazioni, firma convinto ed esce soddisfatto. «Credo molto in questa opportunità», dice. «Qualora dovesse succedere a me, non voglio essere sottoposto ad un accanimento terapeutico».

Il pensionato è uno dei sei mestrini attesi ieri tramite appuntamento all’Urp. Nessuna ressa in via Cardinal Massaia, niente code e assembramenti come successo martedì a Venezia. «Non avevamo fissato appuntamenti», spiega Monica Bettin, responsabile dell’Ufficio relazione con il pubblico, «e così la curiosità ha attirato moltissima gente. Ora siamo passati agli appuntamenti (prenotazione obbligatoria allo 041.2749090 e ricevimenti, da aprile, ogni secondo giovedì del mese): nel Comune ne abbiamo una sessantina già fissati e una quarantina da fissare. Ma le persone che ci hanno chiamato per avere informazioni sono molte di più».

Insomma, il testamento biologico è un argomento che tocca mestrini e veneziani, anche se una legge nazionale non c’è ancora. È dal 2006, in realtà, che lo si può redigere, sia per negare il consenso a quello che viene comunemente definito “accanimento terapeutico”, sia per acconsentire. Naturalmente il testamento in sé è pensato soprattutto per chi, quando non c’è più alcuna speranza di vita, desidera che si stacchi la spina e che non si proceda oltre con le cure. Basta una firma dal notaio con l’indicazione di un garante e a quel punto il medico, seppur non vincolato a livello giuridico, dovrà tenere conto delle volontà del paziente e, nel caso in cui non le assecondi, dovrà motivarlo alla famiglia.

Con l’accordo fra Comune e Ordine dei notai, il documento è gratuito, tranne una marca da bollo da 16 euro e questo ha favorito il boom di domande. «Avevo già chiesto informazioni anni fa», racconta Ferrari. «Sono credente e praticante ma penso non sia giusto mantenere in vita un corpo che, di fatto, è già morto. Io almeno non lo vorrei. Attenzione, non sto parlando di eutanasia, nei confronti della quale sono contrario. Chiedo solo che non ci si accanisca con le cure quando non c’è più nulla da fare e anche una parte della Chiesa da questo punto di vista la pensa così».

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