Tessera, timori alla Superjet dopo l’incidente di Mosca

Un errore dei piloti, un guasto strutturale o il maltempo? Sarà l’analisi delle scatole nere del Superjet 100 incendiatosi pochi giorni fa, durante un atterraggio di emergenza all’aeroporto di Mosca, a chiarire le cause del disastroso incidente (con 41 morti) che ha coinvolto uno degli aerei passeggeri costruiti in Siberia dalla Sukhoi Sukhoi Civil Aircraft Company (Scac), russa in società con la italiana Leonardo spa (ex Finmeccanica- Alenia).
Due anni fa ha ridotto dal 51 a meno del 10 % la sua partecipazione azionaria in Superjet International spa, la joint venture che ha la sede a Tessera, accanto all’aeroporto Marco Polo, per completare gli interni (sedili, pelletteria, ecc.) e la verniciatura del velivolo secondo le esigenze di chi li ordina, la commercializzazione, la formazione del personale di bordo e l’assistenza ai clienti per l’Europa, le Americhe e l’Africa. Le autorità di Mosca assicurano, in ogni caso «che non c'è ragione per mettere a terra i Superjet100 della Sukhoi» come è stato fatto, recentemente, per i 737 della Boeing dopo lo schianto al suolo di uno di questi, nel marzo scorso in Etiopia.
Ma è pur vero che recenti controlli delle autorità aeronautiche russe su un modello SSj100 del vettore IrAero avrebbero rivelato l’esistenza di crepe evidenti sulla coda del velivolo a causa di un suo eccessivo utilizzo, con una conseguente e rapida usura. A prescindere dalle conclusioni dell’inchiesta, l’incidente di Mosca finisce per fare cattiva pubblicità al Superjet 100 (SSJ100). A parte le vendite di questi velivoli a doppia turbina, con consumi ridotti e 100 posti per i passeggeri, negli stati dell’ex Unione Sovietica – a cominciare dalla Russia (dove ci sono un centinaio di SSJ100 in servizio) e in Kazakhstan, Armenia – in Thailandia e Messico, malgrado il marketing degli ultimi anni in Europa nessuna compagnia – tranne l’irlandese CityJet che ne ha ordinato 15 con una possibile opzione per altri 16 – privata o pubblica ha ordinato questo jet di fabbricazione russa. Tanto meno sono decollate le vendite negli Stati Uniti d’America e in Africa, malgrado esista una società, come Superjet International spa e una sede, a Tessera, dove sono occupati circa 200 lavoratori delle ex Officine Aeronavali ed ex Alenia. Tant’è che Leonardo spa si è recentemente ripresa una cinquantina di dipendenti dell’ex Alenia che erano passati a Superjet International, per impiegarli nelle manutenzioni dei C130 dell’aeronautica italiana e degli Awacs della Nato. Eppure la Sukhoi-Scac – controllata dal governo russo e che ha la maggioranza assoluta in Superjet International spa dopo il ridimensionamento delle quote di Leonardo spa – nel 2008, quando fu effettuato il primo volo inaugurale di un SSj100 proprio a Mosca, calcolava di vendere, nel giro dei successivi vent’anni almeno 1.500 velivoli, ma vendendone in realtà, fino ad oggi, meno di trecento. A Tessera nessuno vuole commentare le possibili conseguenze dell’incidente a Mosca di un SSj100, ma da tempo i sindacati di categoria di Cgil, Cisl, Uil che seguono il polo aeronautico veneziano e in particolare i lavoratori di Superjet, chiedono ai vertici russi della società un incontro per conoscere i piani per la sede veneziana. Superjet, infatti, resta il punto debole del polo aeronautico veneziano che comprende anche la Divisione Velivol idi Leonardo e la line di assemblaggio di elicotteri militari NH90 di Agusta. —
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