Tessarollo: «Dodici anni in mezzo alla gente Ma che sofferenza con il seminario vuoto»

Parla il vescovo uscente, 75enne, ormai prossimo alla pensione «Vorrei restare a disposizione per aiutare in qualche parrocchia» 
Elisabetta B. Anzoletti

l’intervista

A mezzogiorno di ieri, in contemporanea con l’annuncio a Padova della nomina del nuovo vescovo, monsignor Adriano Tessarollo ha comunicato a tutti i presbiteri della Diocesi la conclusione del suo mandato episcopale a Chioggia. Dopo 12 anni e sei mesi, Tessarollo passa il testimone a don Giampaolo Dianin, stilando un bilancio di quanto realizzato materialmente e dell’eredità spirituale con cui lascerà Chioggia.

Monsignor Tessarollo, si attendeva questa decisione?

«Quando si comunicano le dimissioni per limiti anagrafici, il pontefice nell’arco di sei mesi, a volte un anno per Diocesi particolarmente grandi, comunica il nome del nuovo vescovo. È andata esattamente così. Il 2 maggio ho compiuto 75 anni e il 3 novembre è arrivata la nomina. Per la precisione mi è arrivata la comunicazione il 27 ottobre, ma il decreto era sub secreto pontificio e si poteva darne notizia solo alle 12 del 3 novembre».

Come sta vivendo la fine del suo impegno episcopale?

«Con grande serenità. Sento la vicinanza di molti. Ho ricevuto anche una telefonata del patriarca Moraglia. Smetterò il mio ruolo di vescovo, ma continuerò quello di presbitero mettendomi a disposizione di chi necessiterà di aiuto in parrocchia, a Chioggia o a Vicenza, vedremo. Di certo dopo il passaggio ufficiale mi prenderò un periodo di riposo al mio paese, Tezze sul Brenta, dove ci sono i miei affetti».

Anche questa volta la Diocesi si è salvata da eventuali accorpamenti…

«C’era il timore, mio e di molti sacerdoti, che il Papa potesse decidere di sopprimere la Diocesi di Chioggia o accorparla con Rovigo o con Venezia, stante la situazione di scarsità di preti e la conformazione particolare del territorio. È un rischio che si corre ogni qualvolta finisce il mandato di un vescovo. Fortunatamente Papa Francesco ha deciso di nominare un nuovo vescovo, peraltro giovane, e quindi ora per diversi anni ci sarà la serenità del mantenimento della Diocesi».

Sul tema dell’esiguità di sacerdoti, ben si innesta una riflessione sul seminario di Chioggia, attualmente deserto.

«Purtroppo il seminario è vuoto da tempo. Le ultime ordinazioni le ho celebrate ormai 5-6 anni fa e da allora non solo non ci sono state ordinazioni, ma nemmeno ingressi, quindi significa che per minimo altri 5-6 anni non ci saranno nuovi sacerdoti. È una sofferenza grande che mi ha preoccupato negli ultimi anni di mandato e che di certo preoccuperà don Giampaolo, particolarmente sensibile al tema».

Quali sono le cose più importanti che si sente di aver realizzato nel suo mandato episcopale?

«Sono stato sempre in mezzo alla gente e ho conosciuto moltissime persone, stringendo rapporti di amicizia e di affetto che mi porterò nel cuore anche se dovessi allontanarmi da Chioggia. Ho lavorato molto sul rapporto di collaborazione con i presbiteri e con i laici, ho visitato tutti gli anni tutte le parrocchie, ho prestato particolare attenzione alla carità. Dal punto di vista materiale, sono riuscito a sistemare 20 chiese sfruttando i fondi dell’8 per mille e a garantire un’amministrazione contabile sana mettendo in ordine i conti sia a livello diocesano sia nelle singole parrocchie».

Cosa si sente di augurare a don Giampaolo?

«Ci conosciamo già da tempo e dopo la nomina ci siamo scambiati un saluto con due lettere. Ho voluto dargli il benvenuto a titolo personale, ma anche a nome di tutti i presbiteri e i religiosi della Diocesi. Lo ringrazio per aver accettato la chiamata e lo attendiamo con gioia e trepidazione. Per il momento io sono stato nominato amministratore apostolico per i mesi che saranno necessari perché don Giampaolo compia tutti i passaggi necessari».

Fra tre mesi, da pensionato, cosa farà?

«Sono pieno di interessi. Spenderò il mio tempo come presbitero e mi dedicherò alla preghiera». —

Elisabetta B. Anzoletti

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