“Tesoro” immobiliare sequestrato al boss cinese Pan. Il Comune frena
di Giorgio Cecchetti
MESTRE. Un posto di polizia in via Piave da subito e il passaggio delle proprietà dell’imprenditore Keke Pan al Comune. Questi gli argomenti affrontati ieri nell’importante incontro negli uffici giudiziari di Rialto per affrontare il futuro dei 60 immobili, tra negozi e appartamenti, sequestrati all’imprenditore cinese, la maggior parte dei quali in via Piave. Convocata dal presidente del Tribunale per le misure di prevenzione di Venezia, Angelo Risi, alla riunione erano presenti il vicesindaco Sandro Simionato, il procuratore della Repubblica Luigi Delpino, il comandante provinciale della Guardia di finanza Marcello Ravaioli, il capo del Nucleo di Polizia Tributaria Renzo Nisi, il vicecomandante della Polizia locale Stefano Paganin e l’amministratore dei beni per conto del Tribunale, il commercialista Domenico Capone. Seppur invitati, mancavano i rappresentanti dei carabinieri e della questura, che pure dovrebbero essere interessati al controllo di una zona con la più alta percentuali di criminalità, dalla prostituzione allo spaccio di sostanze stupefacenti alle rapine.
Il Tribunale, che ha in gestione i beni immobili, ha comunicato l’intenzione di concedere da subito un locale a piano terra di uno dei palazzi di via Piave tra la stazione ferroviaria e il piazzale dei giardini e il vicesindaco ha dato la sua disponibilità in modo da gestire il locale e sistemare un presidio di vigili urbani, ma potrebbe diventare un luogo in cui tutte le forze dell’ordine, poliziotti, carabinieri e finanzieri, possono appoggiarsi. L’importanza è evidente: nella tarda serata è un’area frequentata dalle prostitute, che attirano i clienti, che sono controllati dagli sfruttatori. Inoltre, è una zona in cui si ritrovano spesso i piccoli spacciatori di droga nordafricani.
Evidente, quindi, l’effetto deterrente che potrebbe avere un posto di polizia sistemato proprio al centro di quella zona. Sandro Simionato, a conclusione dell’incontro, sul punto ha dichiarato: «È una questione che si può risolvere in fretta».
Diversa la situazione per quanto riguarda il passaggio della gestione degli immobili, una sessantina tra negozi e appartamenti, che ora sono completamenti vuoti. Esclusa a priori la possibilità di darli in locazione ad appartenenti alla Guardia di finanza, dovrebbe essere il Comune a prendersene carico, in vista di entrarne in possesso con la confisca, che arriverà con le sentenze di condanna. Il vicesindaco, nel frattempo, avrebbe avanzato una proposta, ma la trattativa con l’amministratore giudiziario proseguirà nei prossimi giorni. Chi li prenderà in carico, infatti, deve accollarsi le spese di condominio che, visto il numero degli immobili, sono considerevoli, e anche quelle di alcune ristrutturazioni. Si parla di una cifra intorno ai 150 mila euro. Il presidente del Tribunale Risi vuole arrivare il prima possibile ad una risoluzione delle questioni ancora aperte in modo da passare la gestione dell’intero patrimonio immobiliare nelle mani dell’amministrazione comunale lagunare, che per ora sembra più interessata ai negozi che agli appartamenti, negozi da dare in gestione a cooperative sociali e associazioni di volontariato.
Nel frattempo i pubblici ministeri Roberto Terzo e Walter Ignazitto, che hanno coordinatole indagini del Nucleo di Polizia tributaria, stanno concludendo l’inchiesta e si apprestano a depositare gli atti e a chiedere il rinvio a giudizio degli indagati per associazione a delinquere, indagati che sono più di una ventina.
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