Terrore nell’hub di Cona, tendone dormitorio devastato dalle fiamme
CONETTA. Mezzogiorno di fuoco all’hub di Conetta. Si sono vissuti attivi di vero terrore ieri, poco dopo le 12.30, al centro di accoglienza per richiedenti asilo allestito dal luglio 2015 nell’ex base militare “Silvestri” di via Rottanova. Un devastante incendio ha completamente divorato in pochi minuti uno dei tendoni (il numero 5) che fungeva da dormitorio per un centinaio di persone.
Della struttura è rimasto solo lo scheletro metallico. Il fuoco si è mangiato, oltre al tendone di plastica, anche tutto il contenuto: letti, effetti personali, vestiti, coperte. Soprattutto tanti documenti e richieste di asilo, il tesoro più prezioso per chi qui a viverci è costretto dalle circostanze. Un’impressionate colonna di fumo nero si è alzata dalla base, diventando visibile a chilometri di distanza. Fortunatamente al momento dell’accaduto all’interno del tendone non c’era nessuno perché i presenti nel campo erano a pranzo. I soccorsi sono stati chiami immediatamente, sia dai migranti, sia dal personale della cooperativa che li gestisce.
I vigili del fuoco sono intervenuti in massa con venti uomini e cinque mezzi provenienti dai distaccamenti di Cavarzere, Mestre, Piove di Sacco e Adria. L’incendio è stato circoscritto alla tensostruttura. A essere parzialmente intaccato, è stato solo un’altra struttura gemella. Il rogo è stato spento nel giro di un’ora tanto che alle 14 la combustione si era già completamente consumata.
Una manciata di ragazzi, nel tentativo di recuperare i propri documenti, ha tentato disperatamente di sfidare le fiamme. Sono rimasti intossicati dal fumo irrespirabile. A soccorrerli il personale del Suem 118 che ha portato all’hub due ambulanze e un’automedica. Sul posto sono intervenuti anche i carabinieri di Chioggia, quelli del Nucleo investigativo di Mestre. A supporto dei vigili del fuoco è intervenuto invece il Nucleo Nbcr per vagliare la presenza di sostanze potenzialmente pericolose per la pubblica incolumità a seguito dell’incendio. L’hub attualmente ospita 460 persone ma al momento dell’incendio i migranti erano molto meno. Alcuni, con le loro bici cariche di borse, sono rientrati alla spicciolata, increduli dell’accaduto. Chi era dentro il recinto non è stato però fatto uscire per diverse ore. Un muro di gomma si è creato intorno alla base, della quale, dall’esterno, si potevano intravedere frammenti solo il tempo strettamente necessario per aprire e chiudere i cancelli. Tutte da verificare le cause dell’accaduto. Nessuna ipotesi è esclusa, nemmeno quella dolosa, anche se gli inquirenti, in base agli indizi raccolti, propendono per una motivazione accidentale. A sprigionare le fiamme potrebbe essere stata una stufetta o un fornello elettrico che i migranti sono soliti utilizzare. Strumenti che sarebbero vietati ma che troppo spesso riescono a superare i controlli, evidentemente non così pressanti. Chi è rimasto senza un “tetto” è stato ricollocato negli spazi già esistenti e in un nuovo capannone, già a disposizione, che nel corso del pomeriggio è stato montato. —
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