Terminal di Fusina, il cantiere si ferma

Lazzaro (Mantovani): «Non ci sono i soldi per andare avanti». Paura per i cento dipendenti impegnati a Marghera
Di Francesco Furlan
Inaugurazione del nuovo terminal di Fusina
Inaugurazione del nuovo terminal di Fusina

«Ci sarà da lavorare ancora per un mese o poco più. Ma poi il cantiere si fermerà perché non ci sono soldi per proseguire con la successiva fase dell’intervento. Con le due compagnie clienti del Terminal di Fusina non riusciamo neppure a coprire l’investimento iniziale. Quindi prima dovremo trovare nuovi clienti, nuove rotte. E poi potremo pensare di proseguire con il Terminal». E i dipendenti attualmente impegnati nei cantieri? «In cassa integrazione, in attesa di nuove commesse». Gastone Lazzaro è il responsabile del personale del gruppo Mantovani e parla così del cantiere che l’azienda - la stessa del Mose - ha a Marghera per il completamento del terminal Ro-Ro di Fusina, inaugurato nel giugno del 2014 e già operativo. Un progetto realizzato e gestito dalla società Venice Ro-Port Mos, consorzio di imprese guidato dal gruppo Mantovani, sostenuto dall’Autorità portuale. Un investimento pari a 230 milioni di cui il 70% dal privato concessionario e il 20% da fondi pubblici, soprattutto europei. La concessione alla società durerà 40 anni.

Oggi il Terminal ideato e realizzato per il traffico di passeggeri e merci trasportate dai camion con un collegamento alla ferrovia quasi concluso può contare su due clienti: le compagnie Anek e Grimaldi. Pochi - come spiega Lazzaro - per coprire l’investimento e pensare di proseguire con l’ampliamento del terminal. Ecco perché la società che gestisce il terminal è, d’intesa con il Porto, alla ricerca di nuovi clienti in un bacino del Mediterraneo che si presenta molto più complesso di alcuni anni fa: dalla crisi della Grecia alle tensioni politiche in Egitto e in tutto il Nord-Africa; alcuni spiragli sembrano esserci con la Turchia. Da parte sua l’Autorità portuale fa sapere di non essere preoccupata e di essere disponibile a collaborare per intercettare clienti, compito che spetta però prima di tutto al terminalista. Abbiamo cercato invano di contattare il presidente della Venice Ro-Port Mos Gianfranco Zoletto per capire come stiano andando le cose. E’ certo però che oggi a dormire sonni poco tranquilli sono operai e impiegati della Mantovani che, conclusi i lavori, si troveranno a casa. E non ci sono solo quelli impegnati nel Terminal - una parte dei quali è già in cassa integrazione - ma anche quelli degli altri cantieri del gruppo a Marghera al lavoro per la sistemazione di altre banchine, lavori anche questi in dirittura d’arrivo.

Per un totale, secondo fonti sindacali, di quasi cento lavoratori. Dove saranno ra qualche mese? Martedì mattina si sono riuniti in assemblea, al secondo piano di una delle due palazzine del Terminal di Fusina, per chiedere conto ai sindacati di che cosa stia accadendo. Un’assemblea dai toni accesi, chiesta dagli stessi dipendenti. Gli operai sanno bene che i lavori stanno per concludersi e non vedono prospettive di collocamento in altri cantieri del gruppo. «Ci auguriamo che Mantovani ci spieghi presto che intenzioni ha su Marghera», spiega Paolo Bizzotto segretario generale della Filca Cisl, «e poi decideremo quali siano le scelte migliori per i lavoratori, con gli strumenti che abbiamo a disposizione». E’ questa la situazione in cui si trova il gruppo Mantovani: cantieri in dirittura d’arrivo e mancanza di commesse all’orizzonte. L’ultimo grande appalto vinto è quello della piattaforma Expo di Milano. «Lavori pubblici in Italia non ce ne sono più», aggiunge il responsabile del personale Lazzaro, «per questo da tempo ci stiamo guardando intorno anche all’estero. Speriamo di avere presto buone notizie, per noi e i lavoratori».

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