«Terme di Caorle, le mani della camorra»
Infiltrazioni della criminalità organizzata nel Veneto Orientale, un’interrogazione parlamentare dai deputati del Pd Naccarato, Mognato, Martella e Moretto riapre una pagina scottante per il territorio tra San Donà, Portogruaro e il litorale di Caorle, Jesolo ed Eraclea, fino addirittura a Chioggia.
Il punto di partenza sono alcuni episodi ben precisi, come le terme a Caorle, poi altre indagini sulla camorra a Secondigliano e sui Casalesi arrivati fino al Veneto Orientale e a Lignano in Friuli. Operazioni immobiliari di provenienza illecita.
«Il 23 dicembre 2013 nel Consiglio comunale di Caorle», ricordano, «è stato eliminato dal programma della giunta il punto che stabiliva la possibilità di rivedere le previsioni urbanistiche del progetto “Villaggio le terme di Caorle”. Un progetto, promosso dalla Caorle investimenti srl, amministrata da Claudio Casella, che riguarda la realizzazione di una struttura di notevoli dimensioni e prevede un consistente aumento della cubatura edificabile in una zona del Comune da 60 mila a 241 mila metri cubi. Nel gennaio del 2014 alcuni consiglieri comunali di Caorle hanno denunciato pubblicamente pesanti minacce per stralciare dal programma di governo della giunta il punto indicato. Secondo loro le minacce avrebbero determinato l’abbandono dell’ipotesi di rivedere il progetto urbanistico e avrebbero raggiunto l’obiettivo di favorire la realizzazione del villaggio. In seguito alla denuncia dei consiglieri, il prefetto di Venezia ha sollecitato le forze dell’ordine ad aumentare l’attenzione e i controlli per prevenire le intimidazioni della criminalità organizzata nel territorio del Veneto orientale».
L’interrogazione affronta vari episodi e ne stila l’avvicendamento nel corso degli anni, rappresentando così un forte segnale di allarme al governo.
«Nel mese di aprile del 2015», ricorda il deputato padovano Alessandro Naccarato, «le tensioni sorte sul progetto del villaggio, insieme ad altri motivi, hanno provocato le dimissioni contestuali di più di metà dei consiglieri e, di conseguenza, lo scioglimento del consiglio e il commissariamento del Comune di Caorle. Sulla questione sono state avviate indagini da parte dell’autorità giudiziaria. Nell’ambito dell’inchiesta è stato coinvolto l’amministratore della Caorle Investimenti, che, insieme ad altre persone, avrebbe messo in atto un tentativo di denigrare il comandante della locale stazione dei carabinieri per ostacolare le indagini in corso».
L’elenco continua con altri episodi discussi.
«La presenza attiva della criminalità organizzata a Caorle e nel Veneto orientale», concludono i deputati del Pd, «è dimostrata dagli arresti nella zona di numerosi camorristi latitanti. Nel 1989, a Caorle, Costantino Sarno, uno dei capi della camorra di Secondigliano. Nel 2002 a Cavallino Massimiliano Schisano del clan Mallardo. Nel 2005 a Portogruaro Vincenzo Pernice del clan Licciardi, e a Eraclea Salvatore Gemito del clan Di Lauro. Nel 2016 a Chioggia Luigi Cimmino, capo dell’omonimo gruppo. E nel 2006 l’operazione Fenus porta agli arresti di 15 persone, alcune in relazione con la camorra, per usura, estorsione e traffico di stupefacenti nella zona di Jesolo, Eraclea e San Donà. Nel 2015 sono stati sequestrati beni per 10 milioni, compresi alcuni appartamenti a Portogruaro, Jesolo e San Donà, in un’indagine a carico di Michele Pezone, accusato di avere rapporti con la camorra».
Giovanni Cagnassi
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