Tentò di strangolare la ex, condannato
mestre. È stato condannato a 5 anni e 3 mesi per tentato omicidio Maurizio Renosto, il 51 originario di Roncade ma da anni residente a Milano, che lo scorso aprile aveva cercato di strangolare la sua ex, di cui era ospite nella sua casa di via Montessori, Chirignago.
Per farlo aveva usato il cavo di un’antenna della televisione. La sentenza è stata decisa ieri in tribunale a Venezia dal giudice Roberta Marchiori, nell’udienza del processo con rito abbreviato scelto dalla difesa dell’uomo per poter così godere dello sconto di un terzo della pena. Con il rito abbreviato l’imputato ha evitato il processo in aula. Il giudice ha disposto anche il risarcimento della vittima, rappresentata dall’avvocato Federica Bertocco, quantificato in 30 mila euro. La difesa di Renosto, rappresentata da Marianna De Giudici, aveva invece chiesto che il reato per il quale Renosto era imputato venisse dequalificato da tentato omicidio a lesioni, considerato il fatto che, una volta andata al pronto soccorso, la donna era stata dimessa con una prognosi di meno di dieci giorni per le lesioni al collo.
Motivazioni che però non hanno convinto la giudice, secondo la quale Renosto era realmente intenzionale a uccidere la sua ex. Quella notte di aprile l’uomo aveva aggredito la donna dopo essere tornato a casa ubriaco. Tra i due la relazione, costellata da episodi di violenza, era finita da vent’anni. Poi Renosto si era trasferito a Milano, iniziando un’altra storia anche se di tanto in tanto tornava a Mestre. Lo scorso marzo era tornato, decidendo di fermarsi un po’ di più e chiedendo ospitalità alla sua ex fidanzata, alla quale aveva spiegato che non aveva nessun altro posto dove poter andare a dormire. L’uomo era stato costretto a lasciare Milano per ordine del questore proprio per le persecuzioni a carico di un’altra donna. La sua ex, impietosita, aveva deciso di dargli una mano.
Ma dopo la prima notte ne sono passate altre perché Renosto non ne voleva sapere di andarsene, e la padrona di casa cominciava un po’ a preoccuparsi per i suoi scatti d’ira, soprattutto dopo aver alzato un po’ troppo il bicchiere. La convivenza forzata è precepitata quando la donna ha nascosto le bottiglie all’uomo, per impedirgli di bere, chiudendosi poi in una stanza per sfuggire alla sua violenza. L’uomo era riuscito a sfondare la porta e aveva cercato di strangolarla proprio mentre lei era al telefono con la polizia, arrivata subito dopo per arrestarlo.
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