Tentato uxoricidio, condannato a 9 anni

Luigino Vecchiato aveva atteso la ex sotto casa a Campagna Lupia e l’aveva accoltellata. Il medico legale: voleva uccidere
Di Giorgio Cecchetti

CAMPAGNA LUPIA. Pesante condanna, ieri, per Luigino Vecchiato, il 53enne di Piove di Sacco, che il 17 gennaio dello scorso anno a Campagna Lupia ha accoltellato la moglie dalla quale era separato dopo averla perseguitata in vari modi. Ieri, i giudici del Tribunale di Venezia presieduto da Sara Natto lo hanno condannato a nove anni di reclusione per tentato omicidio e per atti persecutori, accogliendo sostanzialmente le richieste della pubblico ministero Alessia Tavarnesi. Inoltre, è stato condannato a versare una provvisionale di diecimila euro alla donna, che si era costituita parte civile con l’avvocato padovano Bruno Bertolo.

Dopo 30 anni di matrimonio i due si erano separati, anche perché lui non aveva la mano leggera, ma Vecchiato non voleva darsi pace e perseguitava la donna, tanto che in più di un’occasione si era rivolta ai carabinieri. Le telefonava, passava davanti casa sua, l’avrebbe più volte minacciata di morte. Lei era riuscita anche a ottenere dal questore, nel maggio del 2014, il provvedimento dell’ammonimento, un atto amministrativo che evita, diversamente dalla denuncia, di innescare procedimenti penali e scelto dalla ex moglie per cercare di tenere lontano l’ex marito. Lui aveva continuato ad abitare a Piove di Sacco, lei si era trasferita a Campagna Lupia proprio per evitare anche di incontrarlo. Durante il processo in aula è stata sentita anche la figlia, che ha sostanzialmente confermato le accuse della madre. Ieri, prima della discussione finale, è stato ascoltato il medico legale Antonello Cirnelli, incaricato dallo stesso Tribunale di riferire se l’unica coltellata che l’ha colpita ha messo in pericolo la sua vita. Il professionista ha spiegato che la donna non è mai stata in pericolo dei vita perché la lesione non è stata grave, ma ha aggiunto che la forza impressa dall’imputato, l’area in cui ha deciso di colpire e la lama del coltello erano idonee a uccidere. L’arma è stata fermata da una costola e avrebbe potuto, invece, infilarsi e centrare il cuore o un polmone.

Nella sua requisitoria, ieri, la pubblico ministero ha spiegato che Vecchiato fin dal dicembre 2013 aveva cominciato a molestare l’ex moglie perché non aveva accettato la separazione. Poi ha riferito come lui, la sera del 17 gennaio 2015 si è nascosto nel garage di lei e ha atteso che rientrasse in automobile per aggredirla, poi le ha sferrato la coltellata che avrebbe dovuto centrarla all’addome, ma la donna, nel frattempo, si era girata, così il coltello si è infilato sul fianco. Quindi, mentre stava per menare un’altro fendente è stato sbilanciato dalla spinta di lei ed è caduto, lasciandole il tempo di scappare. Nel frattempo, sono arrivati due inquilini: uno ha avvertito i carabinieri, che sono arrivati in pochi minuti, l’altro ha cercato di convincere Vecchato a lasciar perdere. E così è stato, anche perché si era ferito, sostenendo che voleva morire assieme a lei. In realtà, anche la sua lesioni è guarita velocemente, non era infatti grave. L’avvocato Bertolo, per la parte civile, ha chiesto al Tribunale un risarcimento di 36 mila euro: i giudici veneziani hanno deciso per una provvisionale di diecimila e, per quanto riguarda la quantificazione dei danni, hanno scritto che toccherà al Tribunale civile decidere.

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