Tentato omicidio il pm chiede 15 anni per l’ex gondoliere

Processo ad Alessandro Pellegrini per i fatti di via Garibaldi Per i difensori, invece, non è stato lui a sparare al cameriere
Di Giorgio Cecchetti
Interpress/Mazzega Mion Venezia, 19.09.2013.- Questura di Venezia, Conf.Stampa per l'arresto di Pellegrini Alessandro autore della sparatoria al BarCollo Modi di Via Garibaldi.-
Interpress/Mazzega Mion Venezia, 19.09.2013.- Questura di Venezia, Conf.Stampa per l'arresto di Pellegrini Alessandro autore della sparatoria al BarCollo Modi di Via Garibaldi.-

Per il pubblico ministero Giorgio Gava il sostituto gondoliere di Sant’Iseppo, Alessandro Pellegrini, va condannato a quindici anni di reclusione per il tentato omicidio del cameriere egiziano di 34 anni Botros Amir Nadi. Il rappresentante dell’accusa ha tenuto la sua requisitoria, ieri pomeriggio, davanti i giudici del Tribunale presieduto da Sara Natto, che ha rinviato l’udienza per la camera di consiglio e la sentenza a mercoledì 2 luglio. Dopo il pm sono intervenuti l’avvocato Tiziana Nordio per la parte civile, che ha chiesto il risarcimento e una provvisionale di diecimila euro, e i difensori degli imputati, gli avvocati Renato Alberini e Giorgio Pietramala, che si sono battuti per l’assoluzione di Pellegrini. Hanno sostenuto che colui che è entrato nel bar «Collo Modì» di via Garibaldi la mattina del 17 settembre dello scorso anno con il viso coperto da una sciarpa e con il cappello calcato in testa ed ha sparato due colpi di pistola, uno contro il bar l’altro contro il dipendente, non era Pellegrini.

Per il rappresentante della Procura le prove contro Pellegrini sarebbero schiaccianti: ci sono innanzitutto i riconoscimenti del titolare del bar e del cameriere ferito. «Entrambi sono certi, anche se chi ha sparato aveva il viso parzialmente coperto», ha detto Gava. «Lo conoscevano da tempo e lo vedevano quasi tutti i giorni».

E poi ci sono alcuni riscontri inconfutabili: «Esiste un movente, anche se può apparire assurdo per il senso comune, Pellegrini riteneva che il barista si fosse comportato in modo scortese con lui, facendogli pagare sia lo spritz che aveva bevuto sia quello che gli era caduto a terra».

Inoltre, un mese prima, in agosto, aveva minacciato di morte con la stessa pistola argentata (a descriverla sono stati i testimoni nel bar sia colui che aveva subito le minacce) un’ altra persona che lo aveva denunciato. Infine, nel marzo precedente era stato denunciato dalla Polizia perché gli agenti gli avevano trovato una pistola in casa dopo che aveva sparato in aria dalla finestra. Per il pm c’è stata «una spaventosa sproporzione tra il presunto torto subito e la reazione, ma quella mattina l’imputato aveva assunto cocaina, come hanno dimostrato le analisi». Ha anche chiesto al Tribunale di mandare gli atti alla procura per procedere per falsa testimonianza nei confronti di due amici di Pellegrini, i quali durante il processo hanno sostenuto che non poteva essere stato lui a sparare perché a quell’ora era con loro in un altro luogo.

L’imputato, in aula, ha dichiarato: «Non ho sparato a nessuno. La fondina che mi hanno sequestrato a casa era quella della pistola sequestrata in marzo. Sono innocente».

Gli avvocati Alberini e Pietramala hanno chiesto l’assoluzione per non aver commesso il fatto, sostenendo che quei due riconoscimenti valgono poco visto che chi ha sparato aveva il volto completamente coperto ». In subordine si sono battuti perché il Tribunale deriubrichi l’accusa di tentato omicidio in quella meno grave di lesioni volontarie con una pena molto più bassa.

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