Tentato omicidio della ex «Aronica era incapace»
MARCON. Lo psichiatra, nominato perito dal giudice, aveva spiegato che il 45enne Maurizio Aronica era del tutto incapace di intendere e volere, così ieri sia il pubblico ministero Alessia Tavarnesi sia il difensore, l’avvocato Barbara Mariano, hanno chiesto una sentenza per non doversi procede a causa del totale vizio di mente. La rappresentante dell’accusa ha aggiunto che c’è la necessità di una misura in quanto ritiene l’imputato pericoloso socialmente. Mentre, il difensore ha insistito perché il reato venga derubricato da tentato omicidio quale è ora, a lesioni volontarie. Il giudice veneziano Roberta Marchiori deciderà l’1 aprile, giorno in cui ha rinviato l’udienza di ieri.
I fatti risalgono al 21 marzo di due anni fa, tutto era accaduto in via Monte Cervino a Marcon. Dopo l'arresto l'imputato era rimasto prostrato per giorni a causa di un grave stato di agitazione che neppure la sedazione con un potente tranquillante era riuscita a placare del tutto. Durante il primo e unico interrogatorio Aronica non era riuscito a rispondere alle domande del giudice. L'uomo aveva colpito con una roncola l'ex moglie, aspettandola sotto casa. Arrestato dai carabinieri dopo essere stato bloccato nella sua furia solo dall'intervento di un vicino, il taxista Massimo Scolaro, era stato ricoverato nell'infermeria del carcere di Santa Maria Maggiore, alternando momenti di grande agitazione a un mutismo catatonico. Quel che era emerso nelle ore successive alla violenta aggressione, dalla quale la donna è uscita con ferite al volto e alla schiena, giudicate guaribili in venti giorni, è che l'episodio sarebbe stato il culmine di un susseguirsi di violenze verbali, liti e minacce dell'uomo nei confronti dell'ex moglie, dalla quale si era separato.
Comportamenti violenti testimoniati dalle relazioni delle assistenti sociali del Comune di Marcon che seguivano la donna e le figlie dopo che le minacce di morte avevano raggiunto anche il padre di lei. L'ex appartenente alla Guardia di finanza, che aveva lasciato la divisa dopo un grave incidente che l'aveva portato per alcuni giorni in coma, aveva più volte sfogato la sua rabbia accusando l'ex di averlo rovinato: quel giorno, dopo averla aspettata sotto casa e averla nuovamente affrontata, ad un certo punto aveva tirato fuori dal bagagliaio dell’ auto una roncola con la lama di 20 centimetri, segno, secondo gli investigatori, della premeditazione.
Giorgio Cecchetti
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