«Tassi usurai per 9 conti correnti su 10»
Prendi tutte le commissioni, aggiungici le remunerazioni a qualsiasi titolo e, infine, le spese. Et voilà, ecco come un conto corrente (con fido) all’apparenza normale, può superare in un attimo il tasso di usura, mettendo spesso in ginocchio lo stesso correntista. Casi rari? Tutt’altro. Nel Veneziano, secondo i dati forniti dalla Confedercontribuenti, nove conti correnti affidati su dieci superano la soglia del tasso effettivo globale, che ruota attorno al 17%.
In questo contesto, spiegano dall’associazione che difende i risparmiatori e le imprese di fronte agli istituti di credito, anche nel nostro territorio, per circa la metà delle aziende che hanno chiuso i battenti negli ultimi anni, la causa deriva da spese, commissioni e remunerazioni ingestibili e spesso non regolarmente pattuite, come la commissione di massimo scoperto.
In generale, Confedercontribuenti Veneto ha analizzato negli ultimi anni circa 3 mila conti correnti di aziende della nostra regione. Trecento i casi seguiti nel Veneziano e in circa 270 di questi è stato rilevata e contestata alla banca l’usura. «La situazione è fuori controllo», avverte Alfredo Belluco, presidente della Confedercontribuenti del Veneto. «Fra usura e anatocismo (interessi sugli interessi vietato dalla legge, ndr) molte banche stanno adottando comportamenti censurabili. Purtroppo in tanti casi sono loro la causa del fallimento delle imprese. Le spese e le commissioni inserite nei conti correnti non hanno alcuna ragione di esistere. Gli istituti di credito acquistano il denaro a tassi bassissimi poi lo prestano ai cittadini e ai titolari d’azienda con interessi, commissioni e spese alti».
In questo momento l’associazione sta seguendo le vicissitudini di circa 150 imprese veneziane alle prese con rapporti bancari non proprio idilliaci e i successi sono settimanali. Le zone più delicate nel nostro territorio risultano quelle di Portogruaro, San Donà, Riviera del Brenta. Aziende che non possono lavorare a causa della segnalazione alla centrale rischi della Banca d’Italia, imprenditori chiamati a rientrare del fido in tempi rapidi, spesso senza motivazioni, altri costretti a pagare spese insostenibili.
«C’è un’imprenditrice di Fossò», racconta Belluco, «per la quale il consulente del Tribunale di Padova ha riscontrato per 14 trimestri su 16 il superamento del tasso di usura sul suo fido bancario. Siamo risuciti a far diminuire il debito da 43 mila a 29 mila euro. Siamo riusciti a non far fallire l'azienda che ha 4 dipendenti. Abbiamo il caso estremo di un imprenditore che ha pagato 239 euro di interessi e 5.090 euro di commissioni e spese, con un tasso annuo effettivo e globale di oltre il 300%. Nel 2011 ad un titolare d’azienda, che purtroppo si è suicidato, due banche chiedevano il rientro per circa 94 mila euro, mentre secondo i nostri calcoli era la sua azienda che ne doveva ricevere 700 mila tra usura e anatocismo. Adesso la famiglia ha chiesto a entrambe quasi 4 milioni di euro e la causa, unica nel suo genere, è in discussione al tribunale di Padova».
Alfredo Belluco, sostenuto dal presidente onorario dell’associazione, don Enrico Torta, il parroco di Dese conosciuto anche come il prete antiusura delle banche, ha il dente avvelenato soprattutto con gli istituti di credito cooperativo come quello di Marcon. «Quella banca», commenta, «fra spese e commissioni di istruttoria veloce è arrivata anche ad applicare ad un meccanico di Mestre il tasso del 29,16%».
Confedercontribuenti nell’ultimo mese ha chiuso 9 accordi in Veneto con altrettante banche, portando a casa ingenti somme senza azioni giudiziarie. L’associazione (numero verde 800 814 603), offre l’analisi gratuita sui conti correnti e sui mutui familiari, per verificare la presenza di usura, anatocismo e commissioni non pattuite.
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