Tasse non pagate, villa e palazzo sequestrati

Renato Carrain accusato dalla Procura di non aver versato Iva e contributi per 666 mila euro. Bloccati anche i conti correnti

VENEZIA. Ancora nei guai finanziari l’imprenditore veneziano Renato Carrain, un tempo titolare del ristorante «All’Angelo» di calle Larga San Marco divenuto ora sede di «Rosso Pomodoro» e figlio ed erede di Roberto, noto in città perché fu anche presidente dell'Azienda promozione turistica lagunare e della gloriosa squadra di basket della Reyer. Il pubblico ministero Stefano Buccini ha posto sotto sequestro i conti correnti bancari, l’immobile al civico 410 di San Marco, tra «Rosso Pomodoro» e il «Donà Palace Hotel», entrambi di Carrain, la villa di Malamocco, con le sue sedici stanze, e pure la dependance che un tempo ospitava le stalle e i magazzini.

A chiedere e ottenere il sequestro «per equivalente» è stata l’Agenzia delle Entrate: ha provato che l’albergatore deve all’Erario ben 666 mila euro più qualche altro spicciolo. Si tratterebbe di Iva e di trattenute contributive non versate. Il suo difensore, l’avvocato genovese Cesare Fumagalli, ha presentato ricorso al Tribunale del riesame e ieri i giudici veneziani presieduti da Angelo Risi lo hanno sostanzialmente respinto. Hanno confermato il sequestro degli immobili e hanno restituito all’albergatore poco più di quattromila euro che erano sul conto corrente bancario.

Non è la prima crisi finanziaria che attraversa Carrain. Cinque anni fa aveva chiesto al Tribunale civile di Venezia quello che i giuristi chiamano «la ristrutturazione del debito», ma proprio nel giorno in cui i giudici avrebbero dovuto dare il via libera, la richiesta era stata ritirata. È una procedura che prevede un accordo tra il debitore e i suoi creditori per la restituzione di una parte delle cifre dovute in cambio della sospensione delle azioni di pignoramento e sequestro dei beni per due mesi. La richiesta viene naturalmente avanzata quando la situazione economica e finanziaria di un'azienda è in cattive acque, quando un imprenditore non riesce a fronteggiare gli impegni con le banche e i fornitori.

Nel caso delle società che fanno riferimento a Carrain, «Carr.In.» e «Hotel Donà Palace», il debito aveva superato abbondantemente il milione di euro. Per questo, il suo avvocato aveva presentato richiesta di omologa di un accordo di ristrutturazione del debito con una parte dei creditori in modo da bloccare le azioni cautelari. In camera di consiglio, però, il Tribunale aveva disposto che dovessero essere avvisati tutti i creditori, compresi coloro con i quali non era stato raggiunto un accordo. Nei giorni scorsi l'avvocato del «Gruppo Carrain» avrebbe comunicato che rinunciava alla richiesta di omologa perchè non era riuscito a notificare a tutti i creditori la comunicazione.

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