«Tasse e burocrazia ci uccidono» Esplode l’ira dei negozianti
Il plateatico con un tavolino in eccesso, l’insegna troppo grande, la tenda irregolare, il vetro esposto, la musica alta, la promozione di qualche evento su facebook. Perfino il calcio balilla. Fioccano le multe per le attività commerciali mestrine, in particolare per quelle del centro, dove il malumore è ormai diventato rabbia, soprattutto dopo le ultime sanzioni comminate a una lunga serie di esercenti colpevoli di non rispettare il regolamento sull’igiene (il cui ultimo aggiornamento è del 1963) che impone la presenza di un bagno ogni venti posti a sedere.
«Tasse e burocrazia», dicono all’unisono i commercianti, «ci stanno uccidendo. In un momento come questo ci mancano solo le multe per un’ordinanza che risale a cinquant’anni fa e che dal 2000 dovrebbe essere aggiornata...».
I commercianti mestrini, insomma, si sentono vessati ma non intendono restare con le mani in mano. «Stiamo inviando una lettera agli esercizi della zona», annuncia Diego Bido, dell’omonima pasticceria in piazza Feretto, «per chiedere a tutti il consenso di presentare un ricorso contro il regolamento del 1963. Intanto ci auguriamo che non ci costringano a pagare la multa».
Vigili ed esercenti sono ai ferri corti, non c’è che dire. Anche perché le sanzioni sono salate (le ultime, riferite al rapporto fra numero di bagni e numero di posti, superano i 400 euro) e i costi per i commercianti del centro sono tanti: fra i 7 e i 10mila euro all’anno per i plateatici, fra i 40 e i 50mila euro per l’affitto. Poi ci sono la Tares (può oscillare fra i 5 e i 7mila euro), i dipendenti, i fornitori, le bollette.
«Contando che non riusciamo quasi mai a riempire i plateatici», spiega Ilario Donà, titolare del bar Sport e del bar Stendardo, «alla fine pagando tutto non ci resta quasi nulla in tasca. Se arrivano le multe, allora andiamo in perdita. Le ultime multe relative ai bagni sono ridicole: perché ci hanno concesso di aprire se non eravamo in regola?».
A Mestre, intanto, le sanzioni “burocratiche” fioccano come neve. C’è chi ha dovuto sborsare un bel gruzzolo perché sulla porta d’ingresso il nome del locale era scritto troppo in grande, qualcun altro, come Caberlotto, dovrà tirare fuori quasi 4mila euro perché la tenda non è regolare e perché al di fuori del negozio c’era una “locandina” con alcune promozioni.
Stefano Ceolin, titolare del Palco in piazzetta Cesare Battisti, potrebbe scrivere un libro su questo argomento, l’elenco delle lagnanze è lungo. «Nel 2009 la Reyer femminile è venuta a festeggiare qui la Coppa Italia», spiega. «Al loro arrivo ho messo il disco “We are the champions”: dietro al presidente Brugnaro con il trofeo in mano, mi sono ritrovato i vigili che mi hanno multato perché la musica era troppo alta. Di recente due auto dei vigili sono arrivate in piazzetta con le luci puntate sui tavolini, con i clienti seduti, e hanno cominciato a misurare il plateatico, multandomi per un tavolino in più. Poco tempo fa mi hanno sanzionato perché ho il calcio Balilla, il biliardino, fra l’altro non a gettoni, definendolo gioco d’azzardo. Un giorno, avendo una convenzione con il Toniolo, ho ospitato i Momix in tour dopo lo spettacolo. Solo che hanno finito tardi, sono arrivati all’una e con loro, ecco la Polizia municipale che mi ha multato perché io ho la chiusura proprio all’una, senza prendere in considerazione l’eccezionalità dell’evento. Altra multa perché abbiamo lasciato al fianco del contenitore- campana per le lattine, il contenitore dell’olio che è troppo grande e non entra nella bocca della campana».
Insomma, le attività commerciali mestrine si sentono prese di mira, proprio nel momento in cui avrebbero più bisogno di tolleranza ed elasticità. «Se vogliamo una città ospitale e accogliente, è necessario cambiare rotta», commenta Maurizio Franceschi, direttore della Confesercenti provinciale. «Altro che porre limiti ai plateatici: i plateatici bisogna piuttosto allargarli. Per quanto riguarda invece il regolamento di igiene del 1963, chiediamo che l’amministrazione faccia subito una moratoria in attesa che venga modificato».
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