Tassa di sbarco. Brugnaro gongola: «Si parte subito». Ma Zaia esorta: «Esenti i veneti»
VENEZIA. Avanti tutta verso l’applicazione della tassa di sbarco, che il Comune di Venezia intende far pagare ai turisti mordi-e-fuggi dello struscio quotidiano e che il governo - con la manovra appena approvata - ha autorizzato la Città a pretendere, unica in Italia.
La prima dead line è il 28 febbraio, termine entro il quale i Comuni devono approvare bilanci e nuove tariffe: Ca’ Farsetti intende partire a stralci, iniziando dal milione e mezzo di crocieristi in arrivo al porto, perché un accordo con gli armatori è più semplice da siglare. Non sarà certamente per Carnevale, ma per Pasqua potrebbe. Non un quadro totale: un avvio. Ma intervniene il presidente della Regione Luca Zaia: "spero sia minimale e necessariamente escluda i veneti dal pagamento".
QUI: 5 COSE DA SAPERE SULLA TASSA DI SBARCO
Il sindaco: si parte. «Aspettare il 2020, ma siamo matti? Subito, si parte subito: è una imposta utilissima», dice il sindaco Brugnaro, prima di infilarsi nel palco reale per il Concerto di Capodanno alla Fenice. «Vale sempre la regola dell’articolo quinto», dice ridendo. Ovvero: chi ha i soldi, ha vinto.
Non si lascia a secco una nuova fonte di entrate, anche se è ancora un’incognita e anche se non limiterà automaticamente l’onda umana che affligge Venezia.
Le scadenze. E così è l’assessore al Bilancio Michele Zuin a mettere qualche punto fermo in più.
«Intanto si studia, ma per forza bisogna partire quest’anno, non c’è ombra di dubbio», dice Zuin, anche lui in platea al concerto di Capodanno, «certamente inizieremo con i crocieristi, che è l’ipotesi più facile da attuare. Bisogna fare qualcosa entro il 28 febbraio, perché tutte le tariffe vanno definite entro questa data, termine ultimo per l’approvazione dei bilanci comunali: noi l’abbiamo già approvato, ma il termine resta. Perciò entro quella data prenderemo le prime decisioni e - come ha già detto il sindaco - si procederà alla stesura del regolamento».
C’è da fare i conti, con il tavolo interministeriale, con Comune, Regione, Prefettura per la regolamentazione del nuovo contributo, previsto dall’ordine del giorno proposto dal pd Nicola Pellicani e approvato dalla Camera, da convocare entro fine gennaio: basterà un mese per arrivare al dunque?
Il Comune ostenta decisionismo, ma quanto si incasserà, da chi e quanto della nuova imposta potranno avvantaggiarsene i veneziani in termini di servizi o sconti sulle imposte (iniziando dalla salata bolletta sui rifiuti) è da vedere.
«Abbiamo già iniziato a farlo, utilizzando 4 milioni dell’imposta di soggiorno per abbassare la Tari ai residenti», osserva l’assessore al Bilancio, «questo è un contributo a favore della città. Certo, in questa fase non faccio nessuna stima sulle possibili entrate: è tutto da vedere, in base alle tariffe, per quello che si riuscirà a realizzare già quest’anno».
QUI: IL NO DI ARRIGO CIPRIANI: "HO PAURA FINISCA NEL MOSE, UN DELITTO"
Ma il Comune si tiene aperte tutte le opzioni sul “quanto”: da 2,5 a 10 euro di ticket a persona. Certo, Zuin non nega le difficoltà organizzative: «L’ha già detto il sindaco. La platea che dovrà pagare fa parte delle decisioni da prendere: certamente studenti e lavoratori non avranno problemi. Con la tecnologia di oggi, con i biglietti online, non vedo difficoltà neppure per i passeggeri in arrivo con i treni: il corrispettivo sarà già incluso nel biglietto. Ferrovie dello Stato (con la quale serve certamente un accordo) farà da sostituto d’imposta, come gli altri vettori. Poi, se si appartiene ad una delle categorie che saranno esentate, allora si potrà fare contestualmente una autocertificazione. I casi particolari, comunque, li vedremo. Le cose più semplici si faranno adesso, già in questo 2019, e le altre si studieranno poi».
la regione: no ai veneti. Il presidente Luca Zaia interviene per porre alcuni paletti a Venezia: «Io penso che un obolo a Venezia debba essere lasciato, anche perché la massa di turisti che arriva è importante e quindi c'è il tema della pulizia, del rispetto dell'ambiente e di tutto quello che sappiamo. Spero però che sia veramente minimale - ha aggiunto - per permettere a tutti di visitare Venezia. Ovviamente è necessaria l'esclusione per i veneti, non si discute, i veneti non possono pagare la tassa per entrare a Venezia. Mi metto nei panni di una famiglia magari poco abbiente, che ha diritto di mostrare questa città ai bimbi e non può certo lasciare 50 o 60 euro di tassa - ha concluso Zaia - ma sono certo che il sindaco, che è attento a questi temi, troverà una soluzione»
Il presidente del Consiglio regionale del Veneto Roberto Ciambetti era intervenuto già il 1 gennaio per mettere le mani avanti e chiede che «la tassa di ingresso a Venezia non sia applicata ai Veneti e a chi vive, lavora e risiede regolarmente nella nostra regione».
«Venezia è una realtà delicatissima», prosegue l’esponente leghista, «che non può reggere i flussi turistici e la logica del mercato globalizzato. Deve iniziare a imporre le sue regole: è il visitatore che deve adattarsi, non viceversa. Ben venga, dunque, un'iniziativa che può avviare una profonda revisione del rapporto tra questa città e il turismo di massa. Ma non possiamo considerare visitatori quanti vivono e risiedono regolarmente in Veneto. A questi cittadini, che hanno in Venezia la loro capitale, riferimento culturale, politico e amministrativo, non si deve applicare tassa di ingresso».
Che accadrà? Organizzare una macchina capace di intercettare 25-30 milioni di visitatori all’anno, distinguere lavoratori e studenti pendolari dal turista dello struscio, il parente in visita dal villeggiante, non è cosa che si organizzi in poche settimane. D’altra parte, l’imposta è stata ottenuta con una manovra diplomatica e di pressing del sindaco e del suo staff durata due anni, attraverso due governi e grazie all’intercessione del presidente Mattarella. Brugnaro intende andare all’incasso: le elezioni del 2020 sono, d’altra parte, dietro l’angolo. —
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia