Tariffe triplicate per gli spazi acquei, rivolta a Venezia
Chi pagava 6 mila euro l'anno ora dovrà sborsarne 18 mila.Trasportatori e gondolieri furiosi chiedono al sindaco di fare resistenza contro l'Autorità portuale. E c'è chi dice: i soldi che paghiamo restino a Venezia
«Topi» e barche da lavoro pagano come uno yacht. Le gondole a San Marco avranno la tariffa triplicata, i taxi solo per accostare ai pontili subiranno aumenti salatissimi. Le categorie _ compatte _ annunciano battaglia contro l'Autorità portuale.
Cifre da capogiro e con valenza retroattiva, che in periodo di crisi stanno provocando preoccupazione e tensioni nel mondo produttivo della città. «Abbiamo fatto presente al presidente Paolo Costa che per le nostre aziende questo può rappresentare un duro colpo», dice Giovanni Grandesso, presidente dei trasportatori veneziani Cgia, «solo le mie barche sono passate da un canone di 6 mila euro l'anno a 18 mila. Eppure non usiamo pali né pontili dell'Autorità portuale».
Alla Cooperativa Tronchetto di Gianni Torre è andata anche peggio: la cifra da sborsare ogni anno sarà adesso di 54 mila euro, più del triplo del 2009. Ma gli aumenti colpiscono anche centinaia di barche di proprietà del Comune, che dovrà dunque sborsare soldi al Porto per ormeggiare le imbarcazioni pubbliche all'interno del suo territorio, dove però una parte dell'acqua è ancora sotto il controllo dello Stato e del Porto. Salasso anche per i gondolieri, che nello specchio d'acqua davanti a San Marco si vedranno anche loro triplicate le tariffe annuali, da mille a tremila euro. «E' una vergogna», tuona il presidente della categoria Aldo Reato, «vuol dire che il Porto non tiene in alcun conto l'importanza della gondola e dei gondolieri nella tradizione e nell'immagine di Venezia. Ci hanno risposto che la regola è quella, o così o niente».
Reato annuncia la mobilitazione della categoria. «Nei prossimi giorni», dice, «dovremo essere ascoltati in Comune dalla commissione Legge Speciale. Diremo che se questo è il federalismo che hanno in mente si devono vergognare». I gondolieri sono disposti a pagare gli aumenti, continua il capo dei bancali, ma le loro tasse devono restare alla città. «Proporremo che le acque entro trenta metri dalla riva di San Marco, ma anche delle Zattere e della Giudecca», dice Reato, «siano affidate alla competenza del Comune. Almeno i nostri soldi resteranno qui». In questo caso invece c'è il rischio concreto che gli aumenti servano a finanziare progetti e grandi opere del Porto, a cominciare dal nuovo grande terminale offshore che costerà un miliardo e 300 milioni di euro.
Sulla questione degli spazi «demaniali» interviene anche il consigliere comunale del Pd _ ex responsabile degli spazi acquei comunali _Renzo Scarpa. Invita il sindaco Giorgio Orsoni a «fare resistenza». «Bisogna respingere queste richieste dell'Autorità portuale», scrive, «e far valere gli interessi e le ragioni della città e delle sue attività produttive, che non sono in grado di sostenere questo ulteriore aggravamento dei costi». Costi che alla fine, dice Scarpa, si scaricheranno sui prezzi delle merci e dei servizi ai cittadini.
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia
Video