«Tanti come Elisa aspettano una legge sul testamento biologico»

Giuseppe accudisce la figlia di 46 anni in stato vegetativo da 12 dopo un incidente. «Il parlamento prenda coscienza»
Agenzia Candussi, giornalista Furlan. Casa di riposo Santa Maria dei Battuti in via Spalti Mestre.
Agenzia Candussi, giornalista Furlan. Casa di riposo Santa Maria dei Battuti in via Spalti Mestre.

MESTRE. «Parlo di mia figlia Elisa ma non cerco notorietà perché il problema non è solo mio ma di tutte quelle famiglie, e sono davvero tante, che in Italia vivono abbandonate. Una legge è obbligatoria ma nella prossima legge in discussione al Senato si parla di eutanasia, di testamento biologico ma chi parla della condizione di famiglie come la mia? Nessuno».

Agenzia Candussi, giornalista Furlan. Casa di riposo Santa Maria dei Battuti in via Spalti Mestre.
Agenzia Candussi, giornalista Furlan. Casa di riposo Santa Maria dei Battuti in via Spalti Mestre.


Giuseppe “Pino” P. vive a Mestre ed è il padre di Elisa. Una giovane donna che oggi ha 46 anni e che da 12 anni versa in uno stato vegetativo persistente, irreversibile, e viene tenuta in vita con un sondino che le garantisce l’alimentazione e una cannula che le consente di respirare. È ospite dell’Antica Scuola Santa Maria dei Battuti di Mestre.

Agenzia Candussi, giornalista Furlan. Casa di riposo Santa Maria dei Battuti in via Spalti Mestre.
Agenzia Candussi, giornalista Furlan. Casa di riposo Santa Maria dei Battuti in via Spalti Mestre.


«È successo tutto nel 2006, 11 anni e mezzo fa: era assieme al fidanzato e hanno avuto un incidente. Rientravano da Padova. Elisa non si è mai ripresa», racconta il signor Giuseppe che ha deciso di sollevare il suo caso per scuotere il Parlamento italiano per approvare una vera legge sul fine vita. Da quel giorno di 11 anni e mezzo fa, il signor Giuseppe, per tutti “Pino”, accudisce questa figlia che non gli può rispondere, che non può alzarsi dal letto, parlare. Nell’incidente la ragazza, allora 35 enne, ha sbattuto la testa e la scatola cranica è andata in frantumi. Il fidanzato, per il dolore di quanto è accaduto, qualche mese dopo si è suicidato. In questi anni, Elisa, ha perso anche la madre.


Il padre elenca tutti i diversi ospedali dove è stata ricoverata Elisa in questi anni, incosciente, senza una parola e un sorriso.
«Prima c’è stato il ricovero all’ex Umberto I, subito dopo l’incidente. Poi all’Angelo dove è rimasta circa un anno. Poi il passaggio alla struttura del San Camillo agli Alberoni e poi ancora, villa Salus. Da circa tre anni è ospite di Santa Maria dei Battuti. La documentazione parla chiaro: non ci sono speranze per mia figlia». Anni fatti anche di solitudine. «Sì, certo, ci si sente ad un certo punto davvero soli; ci sono momenti di grande sconforto», racconta il signor Giuseppe, «ma io mi sento di avere un carattere abbastanza battagliero. Mi prendo cura di mia figlia con l’aiuto di alcune badanti. Per fortuna, me lo posso permettere», continua a spiegare. La sua storia è rimasta taciuta per tantissimi anni. «Non ho fatto nulla perché l’avevo promesso a mio suocero, il nonno di Elisa. Gli avevo promesso che non avrei fatto nulla finché lui era in vita. Adesso da alcuni mesi lui è mancato e allora ho deciso di sollevare il caso. Ma non lo faccio per me, sia chiaro. Voglio spingere il Parlamento ad approvare la legge che è obbligatoria e invece dopo la vicenda della Eluana Englaro, il silenzio è caduto su queste vicende e ora la proposta di legge è ferma al Senato e chissà quando verrà votata», spiega. Giuseppe spiega di essere stato contattato anche dall’associazione Luca Coscioni e che oggi andrà a Belluno per un consulto con un medico perché sta valutando una azione legale se il suo appello cadrà nel vuoto. «I politici si devono mettere una mano sulla coscienza e capire che queste cose possono succedere a tutti e che quindi la legge è più che mai urgente», ci ribadisce.


«Io non sto augurando il male a nessuno ma occorre una legge chiara. Una legge serve e dopo anni di silenzio è bene che si arrivi ad una decisione del Parlamento», continua. «L’alimentazione e la respirazione artificiale non sono più reato ma viene applicata dai medici la terapia farmacologica su cui io sollevo dubbi: mia figlia è costantemente sedata per non provare dolore. Mi chiedo se sia giusto questo. Sto raccogliendo pareri di professionisti e poi, eventualmente, deciderò cosa fare. Si vedrà», continua a spiegare. Nel caso di azione legale, il padre di Elisa si appoggerà ai legali dell’associazione Coscioni. Il suo appello è stato subito raccolto dal presidente della Regione Luca Zaia che ha invitato il Parlamento a muoversi. Il signor Giuseppe commenta: «Mi fa piacere sentire esponenti politici che sono d’accordo ma ricordo che la Lega Nord fino a poco tempo fa era contraria. Quindi, mi sia consentito di fidarmi poco della politica. E anche dei tempi. Poi la Chiesa su questi temi appare, purtroppo, del tutto cieca. Ricordo che in alcune chiese del Meridione quando la legge, attualmente in discussione, è passata dalla Camera al Senato, hanno suonato le campane a lutto. Incomprensibile».
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