TANGENTI Parla Giancarlo Galan: «Mai preso un euro, ma lascio la politica» GUARDA La videointervista al nostro giornale

Intervista all’ex governatore del Veneto che è in attesa del voto della giunta per le autorizzazione a procedere: «Non andrò all’estero, voglio parlare con i magistrati» SPECIALE TANGENTI
FERRAZZA - GIANCARLO GALAN IN REDAZIONE
FERRAZZA - GIANCARLO GALAN IN REDAZIONE

Investito dal ciclone giudiziario del Mose, e in attesa che alla Camera la giunta per le autorizzazioni si pronunci sulla richiesta d’arresto avanzata nei suoi confronti dal giudice di Venezia, il deputato di Forza Italia Giancarlo Galan, già ministro e presidente della Regione Veneto, ha accettato di partecipare ad una video-intervista in redazione. Lei è accusato di corruzione perché avrebbe ricevuto in più occasioni denaro dal Consorzio Venezia Nuova tra 2005 e 2011. Lo riferiscono, a vario titolo, Giovanni Mazzacurati, Piergiorgio Baita e Claudia Minutillo. Secondo la Procura si trattava di «stipendi» per agevolare l’iter del Mose e favorire alcune imprese. Onorevole Galan, lei è un corrotto?

«No, non lo sono. Non ho mai chiesto né ricevuto un soldo da un imprenditore in cambio di qualcosa e nessuno può affermare il contrario. D’altronde, neppure Baita, Mazzacurati e Minutillo sostengono di avermi consegnato denaro».

Mazzacurati, però, la chiama in causa dichiarando ai magistrati che lei ha ricevuto 900 mila euro di tangenti. «La vaghezza e l’inconsistenza delle sue accuse è sconcertante. Che delusione. All’ingegnere Mazzacurati il fato aveva assegnato la paternità dell’opera idraulica più importante nella storia e lui si è ridotto a cincischiare bugie. È evidente che ha qualcosa da occultare, che ad un certo punto ha avuto bisogno di quattrini».

E Baita? Quand’è finito in carcere lei l’ha definito un eccellente professionista. «Lo confermo. Tecnicamente molto bravo ma dotato di un cinismo senza limiti. Ha sbagliato perfino le date. Dice che avrei ricevuto soldi quattro anni dopo aver espresso un parere favorevole alle dighe foranee, come se non sapesse che il Mose è un’opera dello Stato, dove le decisioni sono sempre state assunte a Roma mentre Regione ed enti locali non contavano nulla. Chi può credere a sciocchezze del genere?».

In ballo c’è anche la Minutillo: per quattro anni fedele assistente a Palazzo Balbi, poi finita in carcere e diventata la sua grande accusatrice. «Beh, lei ha scavalcato ogni limite di decenza. L’ho assunta dopo che era stata licenziata, piangeva in cerca di un lavoro. Sul piano dell’efficienza era un fenomeno ma poi sono emersi altri elementi, il cappotto Chanel da 18 mila euro, le chiacchiere sul suo conto, l’antipatia che suscitava. È stata l’unica persona che ho licenziato in vita mia e mi è costato sul piano umano. Ho detto di averlo fatto perché mia moglie era gelosa ma è una bugia galante. Nella sua condotta ci sono state zone d’ombra che ho segnalato nel memoriale rivolto ai magistrati e sulle quali, per ora, non aggiungerò altro».

Vi sono molte probabilità che la Giunta autorizzi il suo arresto verso la fine di luglio. Lei ha affermato di temere il carcere ma ancor più l’impatto emotivo che ciò provocherà sulla sua famiglia. Le è balenata la tentazione di fuggire, di riparare all’estero? «No, mai. Io ho una moglie, una figlia di sette anni e una madre anziana. Dove andrei? E a fare cosa? Non scapperò, voglio difendermi nel processo, ho fiducia nella magistratura di Venezia e nello Stato di diritto».

Qual è il patrimonio effettivo di Giancarlo Galan? «Nella mia vita ho guadagnato 3,4 milioni e in banca ho un attivo di 700 mila euro. L’ormai famosa villa di Cinto Euganeo l’ho comprata nel 2005, da un dentista di Pantelleria che l’aveva acquistata ad un’asta giudiziaria, pagandola poco meno di un milione perché era già stata ristrutturata. I misteriosi lavori eseguiti sono costati 400 mila euro: ho rifatto il pavimento al terzo piano e la barchessa è stata divisa con pareti di cartongesso per ricavarne sette stanze da adibire ad agriturismo; preciso che i “quattro giardinieri”di cui si vocifera, sono altrettanti amici, dipendenti della Regione in pensione, che ricompenso con una abbondante pastasciutta. Poi ho due appartamenti in Croazia, a Livigno e a Lussino, quest’ultimo è la porzione di una casa condivisa con altri amici».

E gli ingenti conti esteri? «Fantasie. Ho solo due conti croati, in rosso, che mi servono per le spese correnti, qualche migliaio di euro. Stop».

Però, da governatore, ha acquistato il 7% delle quote di Adria Infrastrutture, una controllata della Mantovani. «Un errore, una stupidaggine che non rifarei, anche se quelle quote non valgono nulla».

La sua carriera politica è arrivata al capolinea? «Assolutamente sì, a prescindere dall’esito di questa vicenda io non mi occuperò più di politica. Sto valutando se dimettermi dal Parlamento, certo è che non prenderò più tessere. Né quella di Forza Italia né quella dei radicali, che mi hanno un po’ deluso. Una lezione che ho appreso è che la politica eleva all’ennesima potenza sia i vizi che le virtù di chi vi prende parte».

A proposito di delusioni. È vero che gli amici si vedono nel momento del bisogno? «È verissimo. Facevano tutti a gara per avermi a cena, quando ho smesso di fare il governatore la cerchia si è dimezzata, da ex ministro il numero è sceso ancora. Adesso? Pochi, molto pochi, ma buoni. Delusioni? Ci si può illudere sul conto di una come la Gelmini?».

Ce l’ha con i magistrati di Venezia che la vogliono mettere dentro? «Ma no, fanno il loro mestiere, oggettivamente il quadro che emerge dall’inchiesta p gravissimo. Solo mi domando se nel 2014 si possa arrestare una persona senza neppure ascoltare le sue ragioni. Ho chiesto più volte di esporle, hanno rifiutato senza spiegazioni. Non capisco».

Nel caso fosse incarcerato, quali libri porterà in cella? «Sono indeciso tra i classici russi, la narrativa sudamericana e qualcosa di più leggero. In ogni caso, mi piacerebbe occuparmi della biblioteca».

Perché, tra tanti guai, ha avvertito il bisogno di punzecchiare una volta ancora il suo successore Luca Zaia? «Perché non ha fatto nulla di importante, limitandosi ad una buona e modesta routine. Noi abbiamo realizzato il Passante, un’autostrada in 4 anni, l’unico rigassificatore d’Italia, sistemi di sanità e raccolta dei rifiuti all’avanguardia. Poi il Veneto si è assopito. Un peccato».

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