Tangenti Mose, torna in libertà Maria Giovanna Piva
VENEZIA. È tornata oggi in libertà per scadenza dei termini cautelari Maria Giovanna Piva, ex presidente del Magistrato alle Acque di Venezia, una dei nomi eccellenti finiti nell'inchiesta del Mose. Piva, accusata di corruzione, si trovava ai domiciliari dopo essere finita in carcere il 4 giugno scorso nel blitz della Gdf contro il sistema di tangenti legate al Mose.
Al vertice della struttura di controllo dal luglio 2001 al settembre 2008, è accusata di aver ricevuto pagamenti illeciti per centinaia di migliaia di euro - l'ex presidente del Cvn, Mazzacurati, parlò ai pm di uno "stipendio" di 400mila euro - prebende e consulenze estranee alle proprie funzioni per aziende legate al Consorzio Venezia Nuova. Finita la custodia preventiva per altri tre indagati che si trovavano da tempo ai domiciliari, Vincenzo Manganaro, Luigi Dal Borgo, e Alessandro Cicero, accusati di millantato credito, tornati a loro volta in libertà. Restano invece ancora in carcere sia Giancarlo Galan, recluso ad Opera e per il quale i termini di custodia scadono a fine ottobre, sia il suo ex assessore Renato Chisso, per il quale la Cassazione ha fissato al 25 settembre la trattazione del ricorso per la remissione in libertà. Infine il capitolo dei patteggiamenti, già accordati per una decina di indagati - tra questi l'ex consigliere regionale Pd Giampietro Marchese - e per i quali l'udienza è stata fissata al 16 ottobre prossimo.
Con la fissazione del processo con rito immediato, che si aprirà il prossimo 4 novembre davanti alla quarta sezione penale del Tribunale di Milano, sono stati invece "automaticamente" prorogati i termini di custodia cautelare, che altrimenti sarebbero scaduti oggi, per l'ex generale della Guardia di Finanza Emilio Spaziante e per l'ex Ad di Palladio Finanziaria Marco Meneguzzo (quest'ultimo è ai domicilari). Nei loro confronti e anche nei confronti di Marco Milanese, ex parlamentare del Pdl ed ex braccio destro di Giulio Tremonti in carcere dal 4 luglio (è stato arrestato un mese dopo gli altri), i pm milanesi Luigi Orsi e Roberto Pellicano, titolari del filone di inchiesta trasmesso lo scorso giugno per competenza nel capoluogo lombardo dai magistrati veneti, pochi giorni fa hanno chiesto il giudizio immeditato. Richiesta che è stata accolta dal gip Natalia Imarisio.
Al centro di questa tranche di indagine ci sono due episodi di corruzione. In uno, secondo l'accusa, Milanese, sarebbe stato il destinatario di una mazzetta da 500mila euro che il Consorzio Venezia Nuova, allora presieduto da Giovanni Mazzacurati, gli avrebbe fatto avere tramite Meneguzzo. Lo scopo della dazione era di far sì che nelle decisioni del Cipe entrasse la voce Mose per avere nuovi stanziamenti pubblici per la prosecuzione della realizzazione delle barriere per difendere Venezia dalle acque alte eccezionali. Il secondo episodio contestato ha al centro un'altra presunta mazzetta da 500mila euro, contro una promessa di 2,5 milioni, che sarebbe stata versata sempre da Mazzacurati e sempre tramite Meneguzzo, per corrompere Spaziante in merito a verifiche fiscali. La consegna del denaro, in base agli accertamenti, sarebbe avvenuta a Milano, nella sede della Palladio Finanziaria.
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