Tangenti Mose, la Corte dei Conti chiede 5,7 milioni di danni a Renato Chisso
VENEZIA. Dopo la magistratura penale, arriva ora quella della Corte dei conti a chiamare a giudizio l'ex assessore regionale Renato Chisso, per i danni d'immagine e da disservizio provocati alla Regione Veneto, per essere stato coinvolto nell'inchiesta sullo scandalo Tangenti Mose, per la quale ha patteggiato una pena a 2 anni e 6 mesi di reclusione, che ha concluso di espiare.
Nei giorni scorsi, la viceprocuratore regionale Mariapaola Daino ha depositato la citazione a giudizio a carico di Chisso, che arriva dopo le condanne già pronunciate dalla Corte dei Conti del Veneto a carico dell'ex presidente della Regione Giancarlo Galan e l'ex presidente del Magistrato alle acque Patrizio Cuccioletta.
Il processo a carico di Renato Chisso si svolgerà il 7 luglio: la Procura contabile gli contesta danni all'Erario per 5,742 milioni di euro, pari ai 250 mila euro l'anno di tangenti che secondo la Procura di Venezia l'ex assessore regionale ai Lavori pubblici avrebbe incassato dal Consorzio Venezia Nuova (accusa che lui ha sempre contestato, dichiarando di aver patteggiato solo per motivi di salute); quasi un milione di euro in danni da disservizio determinati dal fatto che Chisso riceveva uno stipendio come assessore, ma - secondo le contestazioni - avrebbe utilizzato diversamente il proprio tempo di amministratore; infine, un danno all'immagine dell'ente pubblico.
La Corte dei Conti del Veneto, presieduta da Guido Carlino, ha sinora accolto in pieno le richieste della Procura contabile condannando l'ex presidente Giancarlo Galan a risarcire lo Stato per 5,8 milioni di euro (naturalmente i suoi legali hanno già annunciato ricorso in appello) e l'ex presidente del Magistrato alle acque Cuccioletta a risarcire 2,7 milioni di euro (unico reo-confesso, per lo "stipendi"o da 500 mila eruo l'anno gli pagava l'ex presidente del consorzio Giovanni Mazzacurati, per avere in pugno l'ufficio del ministero che avrebbe dovuto controllare l'attività del Cvn e il cantiere del Mose).
Il problema, in questi casi, è che le sentenze contabili sono comunque immediatamente esecutive, ma l'unico bene "sonante" di Giancarlo Galan era Villa Rodella, già sequestrata dallo Stato in occasione del patteggiamento penale dell'ex governatore, mentre Renato Chisso risulta nullatenente.
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