TANGENTI MOSE Il tribunale respinge il patteggiamento di Orsoni. La replica: "Ora finalmente posso difendermi"

Per il giudice dell’udienza preliminare la pena concordata tra Procura e difesa dell’ex sindaco di Venezia è «incongrua» SPECIALE TANGENTI
Il sindaco di VenezIa Giorgio Orsoni esce dall'aula bunker di Mestre, al termine dell'interrogatorio di garanzia a Mestre, 6 giugno 2014. ANSA/ANDREA MEROLA
Il sindaco di VenezIa Giorgio Orsoni esce dall'aula bunker di Mestre, al termine dell'interrogatorio di garanzia a Mestre, 6 giugno 2014. ANSA/ANDREA MEROLA

VENEZIA. Il giudice per l’udienza preliminare di Venezia, Massimo Vicinanza, ha respinto il patteggiamento tra la Procura e l'ex sindaco di Venezia, l’avvocato Giorgio Orsoni, implicato nell'inchiesta sulle tangenti pagate dal Consorzio Venezia Nuova per il Mose, il sistema di paratie mobili per la difesa dalle acque alte.

Il patteggiamento, concordato tra i magistrati della Procura e i legali dell’ex sindaco, era stato concordato in in quattro mesi di reclusione e 15 mila euro di multa. Accordo che andava però ratificato da un giudice.

Ma l’accordo è stato respinto dal giudice perché, secondo il giudice dell’udienza preliminare «la pena è incongrua rispetto alla gravità dei fatti». Insomma: secondo il primo giudizio la pena concordata sarebbe stata troppo mite.

Orsoni era stato arrestato nella grande retata del 3 giugno e posto agli arresti domiciliari. L'accordo di patteggiamento  gli aveva permesso la revoca del provvedimento restrittivo.

Orsoni, assente in aula, ha appreso della decisione del gup dal proprio legale di fiducia Daniele Grasso. "Non so ora da dove si parte" ha detto il legale all'uscita dall'aula. "Prenderemo le decisioni da assumere assieme al mio assistito, - ha aggiunto - non è questo il momento per parlare del futuro. Ci sono comunque le condizioni per affrontare un processo; il patteggiamento ormai non esiste piu'".

Per quanto riguarda i pubblici ministeri che hanno coordinato l'inchiesta, sarebbe stato preferibile "una pena certa oggi, anche se minima, piuttosto che una pena più pesante alla quale probabilmente non si sarebbe mai arrivati considerato il rischio di prescrizione del reato".

Da parte sua Orsoni affida al suo portavoce una replica: “L'esito dell'udienza odierna era prevedibile in relazione all'entità delle accuse svolte, al clamore che ne era seguito anche in relazione allo sproporzionato uso della misura cautelare".

"La scelta di accettare il patteggiamento proposto dalla Procura", continua l'ex sindaco, " era stata dettata dalla necessità di tutelare l'Amministrazione, ben consapevole  della assoluta infondatezza dei fatti addebitati e della insussistenza della fattispecie di reato ipotizzato".

Poi Orsoni promette battaglia in tribunale: "Venuta meno tale esigenza, ho auspicato la soluzione odierna che mi consente finalmente di difendermi appieno nell'ambito del processo. Prerogative fino ad oggi sempre negatemi”.

 

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