Tangenti all’Istituto ville venete «Condannateli a 14 mesi»

Ieri la requisitoria della pm Tonini contro il tecnico Stefano Guzzonato e l’imprenditore Bruno Carraro per due mazzette sul restauro delle dimore
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FIESSO

«Montalo un po’». Così in una intercettazione telefonica aveva detto Marco Brancaleoni, al tempo responsabile del servizio tecnico dell’Istituto regionale ville venete, all’architetto che seguiva la pratica di restauro di villa Menegozzi Brazzodoro, di proprietà dell’imprenditore di Aviano Bruno Carraro. Ad essere montato doveva essere, secondo la lettura data dalla Procura, il dossier da presentare per ottenere i fondi dall’Istituto per il restauro della dimora storica. Per “oliare” i finanziamenti, secondo la pm Paola Tonini, Carraro avrebbe consegnato 5.000 euro a Brancaleoni. Stessa somma quella che Brancaleoni avrebbe preso da Oreste Fracasso, ex presidente degli industriali di Venezia e proprietario di villa Soranzo a Fiesso (morto ad aprile 2017), con l’intermediazione del tecnico di fiducia dell’imprenditore, Stefano Guzzonato di Fiesso.

Ieri, al termine della requisitoria, la pm Tonini ha chiesto al tribunale collegiale (presidente Fabio Moretti) di condannare sia Guzzonato che Carraro alla pena di 1 anno e 2 mesi di reclusione. Ai due vengono contestati i reati di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio. La posizione di Fracasso era già stata trattata in una scorsa udienza con la pronuncia della sentenza di non doversi procedere a causa del decesso.

L’intercettazione «Montalo un po’» è stata citata dalla sostituto procuratore come una delle prove della duplice dazione di denaro da 5.000 euro ciascuna. La pm è partita dall’analisi della posizione di Brancaleoni che ha già patteggiato 2 anni per corruzione e truffa ed è stato condannato anche dalla Corte dei Conti. Nel suo pc è stata trovata una contabilità delle somme illecite «minuziosa e dettagliata». E lo stesso nelle agende del 2010 e del 2011, l’allora responsabile del servizio tecnico dell’Istituto ville venete aveva segnato gli incontri con i proprietari delle dimore e le somme ricevute. Sentito subito dopo l’arresto, Brancaleoni aveva ammesso di aver preso 5.000 euro da Carraro. Sentito in udienza lo scorso febbraio, aveva ritrattato. «Non ho mai preso quei soldi da Carraro». Quanto all’episodio che coinvolgeva Guzzonato e Fracasso, in aula Brancaleoni aveva scaricato sul morto. «Un’opera maldestra di escludere responsabilità di Guzzonato», l’ha definita la pm. Tra le altre intercettazioni citate dalla pm nella requisitoria, quella tra Brancaleoni e Carraro. «È andato tutto bene?», domanda l’ex responsabile dell’ufficio tecnico. L’imprenditore risponde «Sì». Secondo la pm, i due stanno parlando del finanziamento e Brancaleoni si accerta che la procedura sia andata a buon fine.

L’Istituto regionale ville venete, costituitosi parte civile, ha chiesto un risarcimento per il danno d’immagine di 15mila euro per entrambi, sostenendo che sia passato il messaggio dell’assenza di controlli nell’erogazione dei contributi dati dall’ente pubblico. La Regione, invece, si è rimessa alla quantificazione del danno che farà la Corte.

Spazio anche alle difese che nelle arringhe hanno chiesto l’assoluzione per i loro assistiti. «L’accusa è entrata nel processo con granitiche certezze che si sono via via sgretolate», ha detto l’avvocato Emilio Betti, che rappresenta Guzzonato, «Oggi arriva a deduzioni di cui mancano i riscontri». La sentenza sarà letta venerdì prossimo. —



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