Taliercio, un uomo mite nel mirino delle Br

Giuseppe Taliercio
05.07.1981
GIUSEPPE TALIERCIO
Deceduto
LUOGO: Marghera - Via Pasini - Angolo Via Bottenigo
GIUSEPPE TALIERCIO
Deceduto
LUOGO: Marghera - Via Pasini - Angolo Via Bottenigo
Ingegnere elettronico, alla Montedison dal 1954, Giuseppe Taliercio diventa Direttore del Petrolchimico in un momento storico delicato.
Il 20 maggio 1981 un nucleo delle Brigate Rosse, travestiti da finanzieri, fa irruzione nella sua abitazione di via Milano a Mestre, mentre l’ingegnere è a pranzo con la moglie e due dei suoi cinque figli, e lo sequestrano.
Quarantasette giorni dopo, il 5 luglio di quello stesso anno, viene fatto ritrovare il suo corpo senza vita, assassinato con diciassette colpi di pistola, nel bagagliaio di una Fiat 128 azzurra, risultata rubata, vicino al capannone del Consiglio di Fabbrica della Montedison, alla fine di via Pasini, a Marghera, ove ora sorge una lapide alla memoria.
Il ritrovamento del cadavere, piegato con le ginocchia in avanti, avvolto in una coperta marrone, viene preceduto da una telefonata all’Ansa, alla Digos ed ai Carabinieri.
I cinque brigatisti, Antonio Savasta, assassino e torturatore reo confesso, il capo delle BR Cesare Di Lenardo ed i tre esecutori materiali del sequestro, Vanzi, Lo Bianco e Gianni Francescutti, per quella vicenda sono stati condannati all'ergastolo.
I brigatisti trattarono Giuseppe Taliercio in maniera inumana, lo lasciarono per giorni senza cibo, lo interrogarono, lo picchiarono e lo torturarono, al punto che quando fu ritrovato il cadavere era così magro e rannicchiato che occupava meno della metà dello spazio del bagagliaio della Fiat 128.
Chi lo ha conosciuto, lo descrive come un uomo tranquillo capace di sorridere, un cattolico che faceva volontariato e che pensava che bisognava sempre perdonare, anche chi uccide, come raccomandava ai suoi figli. Eppure nell’immaginario della Colonna mestrina delle Brigate Rosse, Taliercio incarnava il male, per loro era il responsabile di tutte le morti sul lavoro che si erano verificate in quegli anni e per questo si arrogavano il diritto su di lui di vita o di morte: poco importava che le competenze in fatto di sicurezza sul lavoro dei suoi rapitori ed assassini fossero
nulle, come confessò un ex brigatista.
Taliercio, i giorni precedenti al rapimento, aveva appena dato le dimissioni da Direttore del Petrolchimico e, in attesa del suo successore, aveva iniziato a parlare di problemi di inquinamento a Marghera.
Il suo nome è stato inserito nell'elenco dei 12.000 testimoni della fede compilato in occasione del Giubileo del 2000 ed è stato insignito della Medaglia d’Oro al Valor Civile alla Memoria.
A Giuseppe Taliercio, riconosciuto Vittima del terrorismo e di cui quest'anno ricorre il trentennale della morte, è intitolato il Palasport di Mestre.
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