Tagli sui centri estivi, mobilitazione dei genitori
VENEZIA. L’ipotesi che i centri estivi si riescano a organizzare è sempre meno realistica. Dopo aver appreso dal sub commissario Vito Tatò che non ci saranno fondi visto che non sono un servizio obbligatorio, i Comitati Genitori di tutto il Comune si stanno organizzando per un’azione di protesta. «Non saranno obbligatori», dice Angelo Pietrobon del Comitato Genitori, «ma di certo sono l’espressione di una società civile. Venezia ha una tradizione sociale unica, dovuta al fatto che si è conquistata alcuni servizi nel tempo. Per il Comune sono anche l’occasione di raccontare dove sono riusciti ad arrivare».
L’incontro tra Tatò e i rappresentanti delle sei municipalità, avvenuto mercoledì pomeriggio a Ca’ Farsetti, aveva lasciato uno spiraglio aperto: l’ipotesi che Ames potesse comunque fornire il buono pasto a prezzo ridotto come negli anni passati. Questo, unito alla disponibilità del Comune a utilizzare le scuole come luoghi, poteva essere la base per realizzare centri estivi più sobri, ma comunque aperti ai bambini. Purtroppo si tratta di una speranza che ora dopo ora sembra tramontare, a meno che l’amministrazione comunale non trovi comunque dei soldi. Ames ha informato che non può permettersi di fornire un pranzo a 3.60 euro senza avere dal Comune la somma che manca per arrivare al prezzo completo (circa 8 euro), in quanto il costo è stabilito da contratto. Negli ultimi anni, il Comune forniva il 60% del prezzo del buono pasto e, nei casi in cui le famiglie non avevessero soldi per pagarlo, il pranzo intero. Dei 170 mila che il Comune forniva ogni anno, si tratterebbe adesso di trovare almeno 40 mila euro per i pasti. «Io ho tre figli »,prosegue Pietrobon, «e trovo che la decisione del Comune sia ignobile. Siamo in piena crisi, tutti devono lavorare per arrivare a fine mese, se non abbiamo un posto sicuro dove lasciare i nostri figli come facciamo?».
I comitati parlano anche per gli stranieri che fruiscono del servizio come occasione per aiutare i figli a integrarsi e a imparare l’italiano. «Dovremmo fare tutti un passo in avanti e mettere al centro la famiglia», sottolinea Nicola Bon, un altro genitore dei comitati che stanno facendo rete, «suggerirei al commissario di guardare i numeri di quante famiglie partecipano e le code inverosimili che si trovano quando si aprono le iscrizioni perché questi sono i numeri che contano». Ieri, l’ex consigliere comunale Beppe Caccia ha definito «un club di ottusi burocrati» chi ha indicato come non essenziali i centri estivi. Anna Brondino di Area Popolare per Venezia ha lanciato un appello a Zappalorto per trovare i fondi, ribadendo che la situazione è gravissima.
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