Tacopina: «Ora voglio il Venezia in Serie A»

Il presidente è deciso: «Dopo la festa subito al lavoro». Il futuro: «Pippo Inzaghi resta qui. E sullo stadio...»
VENEZIA. Una città unica al mondo, trenta milioni di turisti e la passione per il calcio che accomuna gli italiani: questi i motivi che hanno spinto Joe Tacopina a investire sul Venezia. Con la Serie B già in tasca, l’avvocato newyorkese alla guida del club arancioneroverde traccia un primo bilancio e delinea il futuro.
Venezia in B, Tacopina: "Sono veneziano, bea fioi"
 
 «Ho vissuto due grandi esperienze a Roma e Bologna, sono orgoglioso di aver portato in Serie A i primi investitori stranieri e credo nel rilancio e in un grande futuro per il calcio italiano. Ho valutato molto attentamente tutti gli aspetti del poter fare calcio a Venezia» spiega Tacopina «e qui le aspettative era tantissime. Inoltre potevo costruire tutto da zero visto che non c'erano logo, sede e giocatori. Alla mia esperienza e a quella del direttore sportivo Giorgio Perinetti si sono aggiunte persone come Dante Scibilia, Davide Brendolin, Mattia Collauto e Veronica Bon che già conoscevano l’ambiente, e da lì è partito tutto». 
 
Tacopina due anni fa aveva promesso la Serie B e ha mantenuto la parola con i tifosi e con la città. «Sono felice di aver raggiunto la doppia promozione» sottolinea il presidente del Venezia, «ma è una felicità di breve durata, perché non dobbiamo celebrare questa promozione come fosse il successo ai mondiali. Il nostro obiettivo adesso è la Serie A, è l’Europa, è il restare ai massimi livelli per i prossimi decenni. Certa gente parla tanto ma fa poco, io ho risposto con i fatti alle promesse. E voglio che la gente e i tifosi capiscano che quel che dico poi faccio». Al termine del campionato i vertici societari si riuniranno per gettare le basi sulla prossima e le stagioni future. «Avremo bisogno di fare una sorta di reset a maggio, nel senso che quel che si poteva vincere subito lo abbiamo vinto, ma la Serie B è e sarà una cosa diversa. Le basi del nuovo progetto saranno un mix tra giocatori di esperienza e ragazzi del nostro settore giovanile. È quello che voglio, perché il mio modello rimane il Real Madrid e sono spesso in contratto con alcuni dirigenti spagnoli. I nostri giovani devono sapere che avranno una possibilità di arrivare in prima squadra. Voglio che il settore giovanile del Venezia attragga talenti da tutta Italia. Voglio che nel settore giovanile la mentalità e il sistema di gioco siano identici a quelli della prima squadra. Mattia Collauto sta facendo un lavoro meraviglioso, e abbiamo già mostrato le nostre qualità battendo grandi club in questa stagione». 
 
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Su un aspetto, però, Tacopina è chiaro: «Filippo Inzaghi voglio che sia il nostro allenatore anche il prossimo anno. Mi aspetto che sia parte del nostro progetto e i numeri sono dalla sua parte. Lo stadio nuovo? Ci serve è logico. Ci stiamo muovendo di pari passo tra aspetto sportivo e logistico senza deviazioni di percorso. E a fine stagione voglio organizzare una festa per i nostri tifosi. Per tanti anni non hanno avuto alcun motivo per poter festeggiare (e indica la foto di Piazza San Marco piena di bandiere arancioneroverdi dopo il ritorno in Serie A,ndr), ma vogliamo più feste in futuro».
 
 L’ultimo passaggio il presidente del Venezia lo dedica però al tema spinoso dello stadio Penzo mezzo vuoto. «Sono deluso, lo ammetto, perché mi aspettavo una risposta diversa dal pubblico. Abbiamo un gruppo di tifosi che ci hanno seguiti ovunque sotto la pioggia o il sole, ma non ci si può attaccare sempre alle scuse dello stadio scomodo, del vaporetto o del maltempo. Noi abbiamo fatto la nostra parte e siamo tornati in Serie B, ma i tifosi devono venire a supportarci. Se sei un tifoso del Venezia è questo il momento di starci accanto». 
 
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