Svuotò i conti della ditta. Per metà paga la banca
SAN DONÀ. Dipendente di una ditta prelevava illegalmente i soldi dal conto corrente dell’azienda, condannata la banca perché non ha vigilato ed è stata ritenuta corresponsabile in questa intricata vicenda al 50 per cento. Anche la stessa società per cui lavorava infatti, come è stato ricostruito, non ha operato i giusti controlli nei movimenti in conto corrente e quindi ha chiesto un risarcimento direttamente al dipendente. Le responsabilità sono equamente divise. In pratica, come hanno rilevato i legali della ditta, Riccardo Mazzon e Chiara Secco, il dipendente faceva operazioni proprie e prelevava danaro a suo favore. Pagava per cose di suo interesse, utilizzando il conto corrente della ditta per cui lavorava ma, ovviamente, non era autorizzato. Veneto Banca è stata condannata a rimborsare alla ditta le somme spese dal dipendente perché, secondo il Tribunale, la condotta della banca non fu “conforme agli obblighi del buon banchiere”.
Dal canto suo, la ditta non ha operato gli opportuni controlli e non ha impedito questi movimenti di denaro non autorizzati con decine di operazioni irregolari. La vicenda trae origine da una serie di operazioni bancarie tra il 2007 e il 2010, da parte di C.B., dipendente di una ditta di moda di San Donà e tirava in ballo anche un’associazione ciclistica che era in ultima analisi beneficiaria di alcune operazioni del dipendente. In tutto erano stati prelevati circa 84 mila euro dal conto corrente della ditta. Il giudice in ultima analisi ha condannato la Veneto Banca al risarcimento dei danni subiti dalla ditta per 42 mila euro, ovvero metà della somma. Si ravvisa dunque la corresponsabilità per il 50%. Pertanto la convenuta rifonderà la metà di quanto indebitamente prelevato, 42 mila euro, al fine di ristorare integralmente il danno. Secondo i magistrati, dunque, l’istituto bancario non ha messo in atto tutte quelle cautele imposte quale mandataria a tutela di una corretta erogazione del credito. È stata pertanto accertata una responsabilità per inadempimento alla diligente esecuzione del suo mandato. Ed è stato inoltre accertato che il dipendente aveva fatto apparire avallate le operazioni mediante l’apposizione di un timbro che faceva sembrare le operazioni assolutamente regolari.
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