Svuotano i conti dell’azienda 117 mila euro sottratti dal 2007

Processo per appropriazione indebita: sul banco degli imputati il presidente del cda della società di spedizioni Italogistica srl (messa in liquidazione tre anni fa), la dipendente contabile e il suo marito
Di Giorgio Cecchetti

MARGHERA. Stando alle accuse avrebbero nel corso degli anni (dal 2007 in poi) svuotato i conti dell’azienda: così sul banco degli imputati, ieri, davanti al giudice Fabio Moretti sono finiti l’ex presidente del consiglio d’amministrazione della società di spedizioni portuali Italogistica srl di Marghera, Gian Carlo Grossi, 70 anni, di Mestre, e colei che si occupava della contabilità e amministrazione, Mariacarmela Baldan (57 anni, di Fiesso d’Artico) e suo marito Antonio Trolese (54 anni). Tutti devono rispondere di appropriazione indebita, un reato molto meno grave di quello di cui rischiavano di essere imputati, almeno Grossi: se la srl fosse stata alla fine dichiarata fallita la Procura avrebbe potuto contestare la bancarotta per distrazione.

Invece, è stata messa in liquidazione tre anni fa e il primo testimone chiamato a raccontare quello che era accaduto è stato il commercialista Massimo Da Re, nominato all’epoca liquidatore.

Ieri, ai tre accusati è stato contestato di aver sottratto alla Italogistica poco più di 117 mila euro, ma in un precedente procedimento alla Baldan era stato contestato di essersi appropriata, sempre con gli stessi metodi, di 400 mila euro, processo però per il quale era stata assolta con la formula “il fatto non costituisce reato”. Come allora, anche ieri l’ex contabile della ditta di spedizioni era difesa dall’avvocato Alessandro Menegazzo.

Secondo la denuncia, la contabile Baldan avrebbe fatto pagare dalla banca in cui teneva il conto corrente l’azienda, dal 2008 in poi, decine di bonifici a società e persone che nulla avevano avuto a che fare con la Italogistica; ieri doveva rispondere di aver fatto arrivare direttamente o attraverso una loro società, la Asia srl, al marito Antonio Trolese 89 mila euro. Quindi sarebbero usciti con il sistema del prestito, in realtà mai restituito, altri undicimila e 500 euro, infine un assegno da settemila euro.

Grossi, utilizzando lo stesso sistema, quello dei bonifici, ne avrebbe indirizzato uno da diecimila euro a favore di un’ altra società, la G.G. srl, che faceva capo a lui. Inoltre, avrebbe intestato una Fiat Panda, del valore di novemila e 500 euro, di proprietà della Italogistica, alla figlia Paola. Il liquidatore, nella sua testimonianza, ha parlato anche di un’altra società che faceva capo a uno degli imputati, Grossi, la Italshipping srl, che operava nello stesso settore di quella poi finita in liquidazione. Oltre al commercialista Da Re sono stati ascoltati altri testimoni dell’accusa, quindi il giudice monocratico ha rinviato l’udienza per ascoltare i testi proposti dai difensori dei tre imputati.

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