«SvegliaItalia, riconosci le unioni civili»

Politici, gruppi e cittadini tra i 500 che hanno manifestato per il Decreto Cirinnà. Casson: «Facciamo sentire la nostra voce»
Di Vera Mantengoli
Interpress/M.Tagliapietra Venezia 23.01.2016.- Manifestazione Unioni Civili. Campo Santa Margherita.
Interpress/M.Tagliapietra Venezia 23.01.2016.- Manifestazione Unioni Civili. Campo Santa Margherita.

Tre, due, uno... driiinnn! Alle 17 in punto, dopo un corale conto alla rovescia, centinaia di sveglie hanno suonato anche in Campo Santa Margherita, una delle cento piazze che ieri pomeriggio si sono riempite per dire sì al ddl Cirinnà con la manifestazione #svegliaitalia. Cinquecento le persone presenti per il collettivo veneziano Stonewall che ha aperto l’evento alle 16.30.

Felice Casson ha incoraggiato a non abbandonare proprio ora il Parlamento: «Faranno le nottate pur di non far passare il decreto» ha detto il senatore, insieme ai consiglieri Giovanni Pelizzato e Francesca Faccini «Bisogna far sentire la propria voce ricordando che nella Costituzione ci sono anche gli articoli 2 e 3 che parlano di uguaglianza». A pochi metri ci sono Laura Fincato e rappresentanti del Pd, dalla consigliera Monica Sambo a Maria Teresa Menotto e Alessandra Poggiani. «È un atto dovuto soprattutto verso i bambini» ha detto il parlamentare Davide Zoggia «l’amore innanzi tutto. La discriminazione non può essere una linea guida sulle politiche della famiglia, anzi. Le unioni civili sono a favore e non contro la famiglia».

Alle 16.30 Campo Santa Margherita pullula di cittadini, molti con un cartello in mano con scritto «È ora di svegliarsi» o con vignette come «Sei maschio o femmina? Sono una persona» e, infine, con quelli gialli «Non c’è libertà senza laicità» dell’Unione Agnostici Razionalisti. Presenti associazioni come l’ironica «Chiesa Pastafariniana» o il Laboratorio Morion, ma soprattutto tanti cittadini senza partito o gruppi. Tantissimi sventolano fasce con i colori dell’arcobaleno, altri lo hanno disegnato sulle guance. Attorno al pozzo centrale del campo ci sono cittadini di ogni età, in particolare giovani, che intervengono spronando l’Italia ad adattarsi ai tempi e a riconoscere a tutti il diritto di avere la famiglie che si vuole.

«Ho 17 anni e sono gay» dice A.N. del Pacinotti «siamo un Paese di vecchi e di persone ferme che vogliono stare nel passato». Nessuno è completamente contento delle ristrettezze apportate al decreto, ma tutti vogliono che lo si approvi. «Meglio di niente» ha detto Stefania Uberti che, insieme a Camilla Seibezzi, a Roma per la manifestazione, lotta da anni per l’uguaglianza di diritti omosessuali «va bene anche questo decreto. Devo ammettere che è umiliante vedere tanto accanimento sugli emendamenti e sentire che i nostri legami vengono chiamati formazione sociale specifica».

«Siamo il fanalino di coda dell’Europa» ha detto Alberto Scatto Vio di Marghera «Il problema è il pensiero cattolico che continua a sostenere che ci sia solo un tipo di famiglia». Eppure non in tutti i Paesi è così: «Anche l’Irlanda è un Paese cattolico» ha detto Giacomo Centazzo di Stonewall, coordinatore degli interventi «ma le unioni sono riconosciute. Come può l’amore che proviamo infastidire? So che il sindaco Brugnaro e Zaia parteciperanno al Family Day e mi dispiace perché dovrebbero rappresentare i diritti di tutti i cittadini e non dividerli in serie A e in serie B».

Una scelta, quella del sindaco e governatore, non condivisa da tutti: «Non capisco» dice Gennaro Vasaturo «il diritto ad avere diritti è scritto nella Costituzione, nella Dichiarazione dei Diritti Umani e nella Carta d’Europa: cosa dobbiamo fare per farglielo capire?». Messa a confronto con le altre piazze d’Italia, Venezia sembra debole, ma è anche il primo giorno di Carnevale. Alle 17 però gli squilli si fanno sentire in un unico trillo. È quello scampanellio che dovrebbe svegliare l’Italia.

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