Supermercato dell’esplosivo, due arresti
CAMPONOGARA. Un supermercato dell’esplosivo dove si riforniva la malavita. L’avevano messo in piedi due italiani incensurati e insospettabili, arrestati per detenzione illegale di esplosivi, ordigni bellici e munizioni (rischiano una condanna che parte da dieci anni). In tutto sono stati trovati 40 chili di esplosivo ad alto potenziale e sono state denunciate anche tre persone. L’operazione dei carabinieri di Piove di Sacco, coordinati dai pm Daniela Randolo di Padova e Giorgio Gava di Venezia, è iniziata il 27 febbraio da una perquisizione fortuita a Pontelongo nei confronti di B.M., trovato in possesso di una proietto d’artiglieria della Prima guerra mondiale e di 19 munizioni di vario calibro.
La ricerca veniva estesa all’abitazione di M.N. sempre di Pontelongo, al quale veniva sequestrata un proiettile da contraerea dello stesso conflitto bellico.
I protagonisti. I carabinieri agli ordini del capitano Enrico Zampolli stavano cercando da mesi un fantomatico esperto di esplosivi: dopo le due perquisizioni effettuati hanno raccolto elementi per presentarsi a casa di Stefano Sambin, 41 anni, in via Monte Grappa ad Arzerello di Piove di Sacco con un mandato di perquisizione. A fianco della casa dell’uomo, imprenditore edile che vive lì con la compagna e due figli c’è un container. All’interno del quale sono stati trovati 11,36 chilogrammi di ecrasite, un potente esplosivo, che si presenta a scaglie giallo ocra, utilizzato per il confezionamento di ordigni da guerra, un innesco-detonatore di fabbricazione artigianale, due proietti da cannone rispettivamente da 149 millimetri e da 100 mm., risalenti al primo conflitto mondiale e privi del loro contenuto detonante, due granate dello stesso periodo (una delle quali tuttora offensiva), due baionette e 57 cartucce di vario genere sempre della prima guerra mondiale. Abbastanza per far scattare le manette ai suoi polsi. È lui infatti l’esperto di esplosivi che cercavano, apre le bombe inesplose come le scatolette di tonno e recupera l’eplosivo. Ha sezionato i proiettili con l’aiuto del cavarzerano S.G. utilizzando una grossa sega a nastro con raffreddamento ad acqua. Un lavoro delicato, al minimo errore si salta per aria. Ma chi procurava gli ordigni inesplosi? Da qui le indagini si sono indirizzate alla ditta Biotto di Camponogara, che si occupa di bonifica bellica. I titolari della quale erano all’oscuro dell’attività illecita di un loro dipendente “infedele”.
Silvio Baldan, 51 anni di Camponogara, che gestiva personalmente i cantieri dove l’azienda veniva chiamata per bonificare il terreno (il caso più frequente è quando un contadino con il trattore urta un ordigno, chiama i carabinieri che fanno intervenire la ditta Biotto). Baldan aveva pure gli strumenti per localizzare le bombe inesplose, quelle sequestrate pare arrivassero dal Friuli e sono di fabbricazione italiana, austriaca e tedesca. Lo stesso Baldan aveva a sua disposizione un proietto da cannone da 149 mm, del peso 37,60 chilogrammi, risalente al primo conflitto mondiale, ma in perfetto stato.
Indagini in corso. I carabinieri stanno cercando di capire in che assalti al bancomat sia stata usata l’ecrasite, per identificare gli acquirenti dell’esplosivo. Si stanno passando al setaccio tutte le esplosioni dei bancomat e non solo dell’ultimo anno, almeno nelle province di Padova e Venezia. I due arrestati, dopo le contestazioni hanno tenuto la bocca chiusa, non fornendo nessuna giustificazione. Forse parleranno di fronte al giudice nelle prossime ore. Appena i carabinieri si sono presentati nella ditta dove lavorava Baldan è stato lui stesso a portarli nel punto in cui aveva nascosto le armi delle quali era all’oscuro il suo padrone. Sambin è al Due Palazzi, Baldan è finito in cella a Venezia.
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