SuperJet in ginocchio, un appello a Draghi: «Noi contro la guerra, togliete le sanzioni»

Lettera sottoscritta dal presidente e dall’a.d. dell’azienda di Tessera: «Conti bloccati, non possiamo pagare gli stipendi»

Mitia Chiarin
A destra, Nazario Cauceglia presidente di SuperJet, azienda partecipata al 90% da capitali russi
A destra, Nazario Cauceglia presidente di SuperJet, azienda partecipata al 90% da capitali russi

VENEZIA. «Con i conti correnti bancari illegittimamente bloccati, la società non sarà neppure in grado di pagare gli stipendi e le tasse dovute nel mese di aprile». È un passo della allarmata lettera inviata dalla società SuperJet International Spa alla Regione Veneto e ai Ministeri Maeci, Mise e Mef. L’azienda del polo aeronavale di Tessera è oggi pesantemente penalizzata dalle sanzioni contro la Russia in guerra con l’Ucraina.

A farne le spese, sono anzitutto le famiglie di 145 lavoratori, altamente specializzati, e che vedono a rischio oggi con il blocco anche dei conti bancari, lo stipendio. Ma rischia la stessa azienda, dopo aver retto alla crisi Covid. Da martedì prossimo scatta il contratto di solidarietà concordato con le organizzazioni sindacali che condividono con la proprietà l’allarme per il futuro.

Nazario Cauceglia, il presidente, e Stefano Marazzani, direttore generale, firmano l’accorato appello al governo Draghi e alla Regione Veneto per un salvataggio immediato di SuperJet International che opera dal 2007 nel settore della produzione, allestimento e servizi di manutenzione di velivoli ad uso civile. Sono 145 i dipendenti in Italia, oltre a 20 dipendenti negli uffici di Mosca.

«Sotto il profilo della compagine sociale, la società di diritto russo “Pjsc United Aircraft Corporation” (Uac), indirettamente, detiene il 90% della nostra società, che tuttavia è costituita come “indipendente”. Autorevoli pareri legali sostengono che SuperJet International Spa non possa essere considerata sanzionabile dalle misure restrittive recentemente emesse contro la Russia e contro varie entità russe (tra cui Uac)».

La situazione si è impantanata; anche il ricorso al comitato di Sicurezza Finanziaria pare non sbloccare la grave empasse in una azienda che si schiera contro la guerra di Putin. «Riteniamo importante sottolineare come SuperJet International rifugga categoricamente da qualsiasi atto di forza, sopraffazione e guerra, e come per anni si sia sempre e solo occupata di aviazione civile», scrivono i manager. Non si contestano le sanzioni dell’Unione Europea contro la Russia per convincerla a fermare i bombardamenti e trovare una via diplomatica alla pace. Erronea, dice l’azienda, è l’applicazione di sanzioni derivanti «da interpretazioni eccessivamente restrittive, ed eventi indiretti».

Per il 2022, il budget della società prevedeva incassi per circa 180 milioni di euro, tutti esigibili da società russe, ed ora bloccati dalle sanzioni. E dal 25 marzo i conti correnti bancari sono stati bloccati.

«Per di più, l’impossibilità a proseguire i rapporti commerciali e finanziari con Enti russi sta generando la necessità di dover versare allo Stato Italiano fino a decine di milioni di euro in Iva e dazi, in una situazione determinata proprio da leggi implementate dalla Stato», scrive Superjet che evidenzia il paradosso: lo Stato italiano trae «vantaggio dall’implementazione dell’apparato sanzionatorio (incassando maggiore Iva e dazi), mentre una società italiana e i suoi lavoratori ne subiscono i danni perché la società deve pagare maggiore Iva e dazi, peraltro in una situazione di profonda crisi di mercato». E questo avviene nel «silenzio assordante da parte delle autorità competenti» alle «domande di varie aziende, che giustamente pretendono una corretta applicazione delle sanzioni, ed i ritardi nel definire norme applicative delle sanzioni che non debbono colpire, o possano ristorare, aziende che nulla hanno a vedere con la guerra in Ucraina». Fermare le distorsioni pratiche delle sanzioni, dicono i manager, può salvare azienda a 200 posti di lavoro.

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