Sulle orme del padre deportato
MIRANO. Un viaggio della memoria dove il padre, oggi alla soglia dei cent’anni, fu schiavo di Hitler, condannato ai lavori forzati e combatté il nazismo senz’armi, boicottandolo, fino alla fine della guerra. Sandro Baldan, 53 anni, ha onorato così la rocambolesca vicenda di cui fu protagonista il padre Luigi, testimone vivente dei campi di concentramento tedeschi: marinaio motorista, fu fatto prigioniero e messo a lavorare come meccanico al servizi della grande Germania, nel campo di Sackisch Kudowa, in Polonia. In quei mesi di prigionia e duro lavoro cercò di sabotare la produzione bellica tedesca e aiutò, dando loro quel poco che aveva da mangiare, alcune ragazze ebree internate nel suo stesso campo, salvandone una, responsabile di aver rotto un macchinario, dalla fucilazione.
Luigi Baldan, oggi novantanovenne, ha scritto anche un libro, “Lotta per sopravvivere, la mia resistenza non armata contro il nazifascismo”, pubblicato nel 2007 da Cafoscarina, che oggi è stato tradotto anche in francese grazie a Ginette, figlia di una deportata ebrea che viveva in Francia e che durante la guerra era nello stesso lager di Baldan.
Lo scorso novembre il figlio di Baldan, Sandro, ha voluto ripercorrere l’avventura del padre in Polonia, raggiungendo la città polacca, oggi chiamata Kudowa Zdroj, per visitare i luoghi dove era stato prigioniero dal 1944 al 1945. Ha così potuto documentare con foto e video la zona delle baracche con il campo di prigionia, ora adibita ad area residenziale pubblica e ha visitato la fabbrica, ancora esistente anche se semi-abbandonata, dove lavoravano il padre e le ragazze ebree per la produzione di pezzi meccanici di aerei destinati alla ditta tedesca VDM. Ha visitato infine la tomba delle ragazze morte nel 1944 a Sackisch.
Un bagaglio di immagini straordinario, da affiancare ai racconti del padre, che per anni è stato testimone di quei fatti anche tra i ragazzi delle scuole veneziane. Durante il viaggio Baldan ha anche donato una copia del libro di memorie del padre a Piotr Maziarz, sindaco di Kudowa, oggi graziosa città termale polacca ai confini con la Repubblica Ceca.
Il libro tradotto da Ginette invece, sarà consegnato alle principali associazioni francesi che si occupano di storia, come testimonianza preziosa della Shoah ebraica da parte di un comune prigioniero italiano durante la Seconda guerra mondiale.
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